San Marco in Lamis, le Fracchie tra presente e passato

È partita la macchina organizzativa per la tradizionale processione delle Fracchie, a San Marco in Lamis. Evento della Settimana Santa che, come déjà vu, concentra ogni anno su questa parte del Gargano centinaia di migliaia di visitatori, turisti e appassionati in genere, provenienti da ogni dove.

Dopo una riunione collegiale, svoltasi qualche settimana fa a Palazzo Badiale, i ‘fracchiaioli si sono messi da subito all’opera per la costruzione delle grandi e singolari torce, pronte a brillare la sera del Venerdì Santo (quest’anno, il 19 aprile). Tanto per illuminare il cammino della Madonna fino alla chiesa della Collegiata, dove trovasi allestito e venerato da più giorni Gesù morto. La statua dell’Addolorata, che si venera nella chiesa omonima, è preceduta dall’Arciconfraternita dei Sette Dolori, presieduta dal priore, l’unico sodalizio rimasto in vita da circa due secoli e seguita da una folla immensa comprendente ogni fascia sociale e di età. Le Fracchie sono grandi torce di varie dimensione, le più grandi sfiorano 10-15 mt di lunghezza, con una bocca dal diametro di circa 2 mt. Queste sono costituite da un tronco tagliato longitudinalmente e riempito di rami, sterpi, schegge di legno, fino a realizzare un falò di forma conica appoggiato su appositi carrelli in ferro. Gli stessi vengono trainati a forza di braccia da baldi giovani in farsetto tradizionale, attraverso le strade principali del paese. Da qualche anno a provvedere all’organizzazione dello spettacolare evento ci pensa l’associazione “Le Fracchie” unitamente ad altri sodalizi e sponsorizzazioni di vari enti, a cominciare da quello locale. E questo non a torto, poiché le Fracchie costituiscono da un pezzo uno dei principali simboli identitari del paese, parimenti a quello classico dello stemma cittadino, rappresentato dal leone rampante di San Marco. Sul significato vero della manifestazione è da condividere l’opinione espressa da uno studioso locale, che così scrive: “la dimensione religiosa è stata sempre una componente essenziale della vita di singole persone, come della comunità. Attraverso i secoli essa si è espressa nelle forme più diverse, a seconda della cultura e della storia di ciascuno. A San Marco in Lamis, il fuoco, anche se per qualche aspetto può evocare suggestivi riti pagani, ha avuto essenzialmente la funzione di significare una fede: la fede semplice e profonda di un popolo che ha voluto seguire il ritmo della sua vita di alcuni momenti sacri, solenni, quasi stazioni che invitassero alla meditazione e alla preghiera in un cammino esistenziale spesso aspro e doloroso”. Fino a qualche anno fa l’evento veniva organizzato dall’A alla Zeta dalla Pro Loco, che si interessava anche di propagandarla con ogni mezzo e dove, sino al suo riconoscimento regionale, quale immagine identitaria della Puglia, oltre che come “meraviglia italiana”.  Da evidenziare ancora che qualche decennio fa (2002), una grande Fracchia  ha brillato per una notte intera in Piazza San Pietro, condivisa ed ospitata dal Papa Santo, Giovanni Paolo II. Circa le origini delle Fracchie, continuano a dirsene di cotte e di crude. Secondo alcuni studiosi, tale usanza si richiama ad un culto antico pagano, quello del fuoco, che aveva un significato importante nella mitologia latina. Basta citare in proposito le “Vestali” sacerdotesse che dovevano badare a tenerlo accesso giorno e notte, in onore di Giove, pena la morte in caso di digressione o abbandono da parte di qualcuna di siffatta incombenza. Un’usanza che successivamente è  soppiantata dal cristianesimo con altre manifestazioni similari. Tra le quale c’è la “fanoia” (in greco: fiaccola), grande falò che viene acceso nelle strade in molti comuni la sera di San Giuseppe (19 marzo) o dell’Annunziata (25 marzo). Le Fracchie sammarchesi sarebbero nate a San Marco nell’800 ed avevano un significato più che religioso, di funzionalità pratica. Trovandosi la Chiesa dell’Addolorata fuori del centro abitato e mancando l’illuminazione pubblica, si comincia ad usare delle torce accese per illuminare, come accennato, il cammino della Vergine in processione per la città alla ricerca di suo figlio morto. Torce che in seguito diventeranno sempre più grandi e prenderanno il nome di Fracchie, appunto.

Antonio Del Vecchio

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