Un mensile, una storia: “Men”

Girando e rigirando su Facebook ci si imbatte spesso su profili molto interessanti che riguardano riviste di almeno quarant’anni fa. Non solo “Famiglia cristiana”, ma anche mensili come “Men” (Tattilo Editrice), nato nel 1966. Questa rivista la possiamo posizionare tra “Cronaca vera” e “Playboy”. Un giornale osè ma non troppo, dove donne completamente nude penso non ce ne fossero. Io non l’ho mai sfogliato, considerata l’età che avevo all’epoca.

Ma da quel poco che riusciamo a capire dalla copertina di questo numero del novembre 1970, dove ci sono rivelazioni erotiche(!?) di Claudio Villa, non penso che poi fossero state dichiarazioni troppo hard, ma tra il casereccio… e il musichiere. Spesso venivano sbattuti in copertina personaggi famosi solo per attirare l’attenzione della numerosa clientela che spesso comprava riviste del genere.

Ma poi, andando a leggere gli articoli all’interno, non c’era nulla di trascendentale, ma solo come la si pensava su certi argomenti come la sessualità, la vita di coppia e il femminismo che all’epoca iniziava a farsi sentire. Parlare di questi argomenti all’epoca non era poca cosa: la Chiesa teneva tutti sotto controllo, e bisognava stare attenti a cosa si dichiarava pubblicamente, soprattutto su giornali “sui generis”.

Vedendo bene la copertina, scorgiamo sulla parte destra, in alto, il simbolo “maschile-femminile” unito: freccia di Marte e specchio di Venere in una sola grafica. Il che farebbe capire, che il settimanale non era tipicamente maschile, ma poteva essere letto volendo anche dalle donne: l’emancipazione femminile ormai aveva preso piede. Questi simboli venivano messi apposta sulle riviste per dare delle indicazioni precise, in modo tale, gli interessati potessero acquistarle anche senza sfogliarle, andando a colpo sicuro.

Quando si parla di giornali “soft erotici” degli anni ’70, non si deve necessariamente pensare a riviste interamente piene di donne nude (a volte anche uomini nudi), ma spesso tra una nudità nemmeno troppo dichiarata, c’erano dei normali servizi giornalistici, inchieste e tutto ciò che non fosse necessariamente spinto. La rivista “Playboy” se veniva sfogliata, si rimaneva quasi delusi: cantanti e attici bellissime sbattute in copertina, ma poi all’interno del giornale spesso si vedeva solo il seno (uno solo). Il resto era coperto da veli ed altro. E poi, come dicevamo, servizi giornalistici come li si potevano leggere su tanti altri giornali.

Su “Men” il discorso penso che fosse molto simile a quello di “Playboy”. Infatti per poter vedere scatti fotografici chiaramente pornografici, ci si doveva imbattere in un’altra tipologia, come “Le Ore”, dove il sesso esplicito lo si poteva scorgere già sulla copertina. Da un po’ di anni riviste del genere non hanno più modo di esistere: internet ha sostituito un po’ di tutto.  

E il “mistero del sesso”, come qualcuno più grande di noi, decenni fa cercava di spiegarcelo, non esiste più! Adesso quei “misteri” sono stati tutti svelati. Non ci resta che qualcuno ci ponga interrogativi sul perché del piacere. Impresa ardua… 

Mario Ciro CIAVARELLA AURELIO    

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