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Anelli: «Medici senza protezioni. La Puglia di Emiliano si vergogni»

Il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri e di Omceo Bari da giorni chiede sicurezza per chi è in prima linea contro l’emergenza

di Lucia del Vecchio

Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri e di Omceo Bari, da giorni chiede sicurezza per medici e operatori sanitari, in prima linea per l’emergenza Covid-19.

È cambiato qualcosa?

«La situazione continua a essere critica. Vi sono degli spiragli. Ieri per esempio ho visto al Policlinico una lunga coda di colleghi che ritiravano i dispositivi di protezione individuale. Da qualche parte quindi la situazione comincia a sbloccarsi. Ma rimane grave per i medici e gli operatori del 118 ancora con dispositivi non adeguati. Resta super carente tutto il comparto delle guardie mediche. Per non parlare della medicina generale. Totalmente priva di dispositivi. Credo che questa sia una delle cose più vergognose che ci sia in Puglia».

Il presidente Emiliano ieri è tornato a denunciare una situazione al collasso.

«Francamente spero che si cancelli definitivamente il regionalismo in sanità e si passi a un sistema unico che sarà gestito certamente meglio di oggi».

Intanto, continua l’ecatombe di contagiati negli ospedali pugliesi e di personale in quarantena. Come se ne esce?

«Con i tamponi orofaringei fatti a tutto il personale sanitario. Gli ospedali sono luoghi di cura. Dobbiamo garantire ai pazienti che vi ricorrono per altri motivi di non restare contagiati proprio lì dove vanno a curarsi. Dobbiamo evitare che eventuali casi asintomatici possano fare da propagatori. E dobbiamo anche tutelare chi presta soccorso. Altrimenti, chi cura?».

Quanti sono ad oggi gli operatori sanitari contagiati?

«In Puglia, credo siano circa una settantina. Ma ce ne sono tanti in quarantena, e non ci sono dati ufficiali. In Italia il numero degli operatori sanitari contagiati supera il 10% del totale».

I test rapidi per la ricerca del virus possono essere una soluzione?

«I test rapidi sinora testati dall’Istituto superiore di sanità dimostrano un numero piuttosto elevato di falsi negativi. Certo che se fossero affidabili, sarebbero una soluzione perché potrebbero essere utilizzati come screening per far emergere i positivi asintomatici. I tamponi restano l’unico mezzo affidabile di diagnosi individuale».

Anche i farmacisti chiedono dispositivi di protezione e tamponi. Che ne pensa?

«I farmacisti sono parte importante del sistema sanitario, presenti come noi sul territorio e a stretto contatto con la popolazione. Hanno tutto il diritto di essere tutelati per continuare a svolgere un servizio essenziale. Il problema è che chi doveva tutelarci, tutti, doveva pensarci prima».

A livello regionale o anche nazionale?

«Credo che il livello nazionale avesse fatto i piani pandemici proprio con le Regioni».

Un intervento tempestivo a casa potrebbe evitare in molti casi una eventuale evoluzione più cattiva della malattia fino alla necessaria ospedalizzazione?

«C’è un tema in questo senso. Dopo una serie di interlocuzioni, l’Agenzia per il Farmaco ha esteso l’indicazione di una serie di farmaci antivirali anche per il trattamento del Covid-19. Oggi questi farmaci possono essere usati a domicilio. Ci sono una serie di studi che dimostrano come l’utilizzo degli antivirali può ridurre la gravità della malattia e, quindi, anche l’ospedalizzazione. Occorre definire subito le modalità di prescrizione da parte dei medici di famiglia che dovrebbero disporre anche di saturimetri da fornire ai pazienti casa per il controllo del livello di ossigeno nel sangue. Dispositivi di protezione, saturimetri e farmaci antivirali prescrivibili dai medici di base sarebbero oggi quella parte di attività che è totalmente mancata in Lombardia e che ha contribuito al disastro. La gente muore, i medici muoiono. Ieri è deceduto un altro collega a Napoli ed è il trentesimo. Credo sia arrivato il tempo di dire le cose chiare». (da corrieremezzogiorno.it)


Sulla questione è intervenuto anche il consigliere regionale Giannicola De Leonardis : “Il presidente nazionale dell’Ordine dei Medici, Filippo Anelli, ha avuto il coraggio e la necessità, di fronte al numero spaventoso di colleghi che hanno contratto il Covid-19 e che sono morti (esprimo sentite condoglianze ai loro familiari e a quelli del medico di continuità assistenziale Antonio Maghernino), di denunciare la totale inadeguatezza del presidente e assessore alla Sanità, Michele Emiliano, nel mettere in atto misure efficaci di prevenzione prima, di intervento nella fase emergenziale adesso.

Nella provincia di Foggia, in particolare, mancano non solo mascherine e guanti, ma i Dispositivi di Protezione Individuale nelle corsie degli ospedali, che si stanno trasformando in pericolosissimi focolai, nelle guardie mediche, negli ambulatori dei medici di base e dei pediatri, nelle postazioni del 118, esponendo al rischio contagio non solo chi è direttamente in prima linea in questo fronte drammatico, ma anche i pazienti stessi. Manca un qualsiasi collegamento tra la medicina ospedaliera e quella territoriale, manca una dotazione elementare di DPI o di saturimetri che permetterebbero ai positivi al Covid 19 in forma non grave di essere seguiti a distanza dalla propria abitazione, liberando posti letto nei reparti ospedalieri.

Manca una politica di controllo almeno del personale e degli operatori sanitari attraverso tamponi anche agli asintomatici, mancano test immediati anche per i sintomatici, che mai come adesso sarebbero indispensabili, mancano i reagenti.

La Regione Puglia poteva contare, rispetto a Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Piemonte, su una situazione meno emergenziale che lasciava margini di programmazione, al punto da permettere la visita di Papa Francesco a Bari lo scorso 23 febbraio, nella stessa domenica dell’esplosione del contagio su scala nazionale. A parte riempire l’agenda di comparsate in tv, cosa è stato fatto, di concreto, da allora? Oggi la risposta è prevedibile: i DPI non ci sono perché mancano ovunque, così come tutto il resto. Ma prima? Perché siamo arrivati a questa situazione?
Se lo chiede un esponente dell’opposizione è uno sciacallo, se lo chiede il presidente nazionale dell’Ordine dei Medici cos’è? Per questo invito il presidente Emiliano a dotarsi di adeguate protezioni individuali e riprendere i suoi “quattro passi” nelle strutture ospedaliere in provincia di Foggia, a parlare con i medici, gli infermieri, gli operatori del 118, i rappresentanti dei medici di medicina generale. E dare loro risposte immediate, nel mondo vero e non solo a favore di tele o webcamera”.

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