Rignano Garganico: per via del virus salta anche la festa della Madonna di Cristo

di Antonio Del Vecchio

Per via del Coronavirus salta anche la tradizionale ed avvertita festa della Madonna di Cristo, a Rignano Garganico. La stessa, come noto si venera da circa mille anni nell’omonima chiesetta rurale, in un ridente poggio pianeggiante a 100 metri sulla sottostante pianura del Tavoliere e a sei chilometri dalla cittadina. Prevista il Martedì in Albis, costituiva per i Rignanesi vicini e lontani e per larga parte dei residenti garganici e della provincia, compreso il Capoluogo, una vera e propria seconda “pasquetta”, offrendo i luoghi ameni dei dintorni scampagnate ed anche ristori adeguati nei vicini Agriturismi.

Basta pensare in agro di Rignano ve ne sono ben cinque, di cui due nella stretta vicinanza (Fiore. Bramante, Terra del sole, Tenuta Corigliano). La origine della chiesa (a due navate), come la statua (intagliata in legno di ulivo, si perde nella notte dei tempi. Il primo documento storico che parla di essa risale, infatti, al 1176 ed era uno dei tanti possessi dell’Abazia benedettina di San Giovanni in Lamis (ora convento di San Matteo). Diversamente dal passato, i devoti non scendono più o salgono a piedi, percorrendo l’antica mulattiera lastricata in pietra grezza che costeggia a zig-zag il versante meridionale dell’altura garganica, ma quasi tutti viaggiano in automobile dalle campagne e dai paesi vicini.

Ecco, come descrive l’avvenimento, alla fine del secolo scorso, Giulio Ricci, nel suo romanzo “verista”: Rosedda, 1889, nuova edizione a cura di chi scrive, Regione Puglia, 2001: <<…Il martedì si celebrava in campagna la festa della madonna, rimandata da settimana a settimana per le acque continue e torrenziali cadute in primavera. Quella mattina predicava don Ioseppe; ma la predica che doveva essere una potente rivelazione del suo fecondo ingegno di oratore ed il di cui effetto era destinato a distruggere il rancidume, del quale puzzavano i discorsoni lunghi come litanie e sempre eguali e monotoni di don Costanzo, non piacque assolutamente. E dire che avrebbe potuto veramente affermarsi giacché mai uditorio era stato così scelto ed intelligente; tutte le notabilità del paese, ed il fior fiore delle signore più rispettabili venute di proposito, sugli asini, dalle villette lontane della Lama. C’era il sindaco in un gran soprabito ragnato, stivaloni a pieghe e speroni di acciaio lucente; c’erano tutti i tre gli assessori con le tube del sessanta senza peli e ritinte a furia di pennellate d’inchiostro, impalati nei cravattoni neri; c’era quel diavolo del farmacista, l’ateo del paese, che aveva la smania maledetta di mettere in caricatura ogni cosa financo il bambino di abete della madonna fatto a colpi di ascia dal Vardaro con grandissimo studio e lunga pazienza…>>.

Di miracoli compiuti per intercessione della Madonna di Cristo se ne contano a iosa, a Rignano Garganico e dintorni. Tra l’altro, la stessa sarebbe apparsa – a quanto si racconta nel succitato libro di Ricci – ad una ragazza molto povera, impegnata nei dintorni a raccogliere frasche, che poi rivendeva in paese per poter campare. La Madonna le predisse che l’avrebbe raggiunta presto in Paradiso. E così fu. Infatti, la mattina successiva all’apparizione, il suo corpo fu trovato esamine sul pianerottolo d’ingresso alla chiesa matrice. La devozione per la Madonna è profonda e radicata nell’animo del popolo rignanese. Si va da lei per implorare la grazia della pioggia o della serenità, per confidare le proprie pene quotidiane, per implorare un aiuto. Il percorso di grazie ricevute nei secoli è lungo e fino a qualche decennio fa lo si leggeva attraverso gli ex- voto affissi sulla parete della navata laterale. Una testimonianza che non c’è più. Di questo grande patrimonio di fede e di umanità, non restano che pochi esempi, custoditi all’interno della sagrestia. La stessa statua lignea della Vergine, di fattura, molto antica, è stata di recente restaurata, grazie all’obolo dei suoi devoti.

Ecco il miracolo più fresco. A raccontarcelo è la stessa testimone. Si chiama Santina (nome di fantasia), una donna pia, tutta casa, lavoro e chiesa. <<L’altra notte – comincia Lei – non riuscivo a prendere sonno per via dell’influenza e della febbre alta, che mi divorava, facendomi soffrire pene d’inferno. Da ore mi dimenavo a dritta e a manco nel letto, come se fossi affetta da rosolia. Ad un certo punto, sopraffatta dalla stanchezza, mi addormento, ma è un sonno leggero. Avverto, infatti, i rumori di fuori: l’accensione dei motori delle auto; passi frettolosi; scambi di buon giorno e di altre parole impercettibili. È in questo frangente che mi appare Lei, vestita a festa, come nel simulacro, ma di statura e aspetto al naturale. Io la guardo e balbetto: Madonna Santissima! In quel momento sento bussare alla porta. Ma senza aspettare l’avanti, entra un uomo ben vestito, con un mazzo di fiori in mano. Si tratta di Nunzio, un tipo piuttosto noto in paese per via della sua bontà e impegno nel sociale. Egli mi dice subito, ossequioso e gentile: Santina, prendi questi fiori e portali in chiesa dalla Madonna di Cristo. Io devo partire. Dopo qualche giorno, entrambi si trovano ricoverati in ospedale presso il medesimo reparto misto. Solo allora si capisce il significato del sonno. Ma lo si comprende di più, allorché si viene a sapere nei giorni successivi, che il mio amico – aggiunge la donna – sospettato di parecchi mali, li supera tutti con somma meraviglia dei medici che, increduli, continuano a sottoporlo a prove e a riprove. Dopo alcuni giorni entrambi si ritrovamo fuori, a casa loro, per proseguire le cure assegnategli. Lo fanno con una speranza in più: accanto hanno la Madonna di Cristo, alla quale non cesseranno mai – affermano – di innalzare le loro umili preghiere! >>.

Programma religioso svolto: ore 10.00, S.Rosario cantato (misteri gloriosi); ore 11.00, S.Messa: ore 18.00, Vespri. Dulcis in fundo, l’ultimo miracolo. Manco a farlo a posto, oggi Martedì è stato piovoso. Tanto, per ricordare ai devoti, che la Vergine è protettrice dei campi.

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