“Gnocchele e ciammarichedde” ed altri versi, le ultime liriche di Antonio Guida

di Luigi Ciavarella

Pubblicato a giugno ma presentato soltanto il 17 di questo mese davanti ad un pubblico intervenuto principalmente per ricordare un amico, il volume, dallo strano titolo, “Gnocchele e ciammarichedde” (Gnocchi e lumachine) di Antonio Guida (1945-2018) raccoglie i suoi ultimi sussulti poetici più alcuni altri testi già editi nelle varie antologie.

Il volume è introdotto da Carlo Gravino ed è arricchito da alcuni dipinti di Sebastiano Delle Vergini.

E’ una raccolta di liriche dallo stile garbato, fluido e godibilissimo (sopratutto quando si esprime in forma dialettale) nella cui sostanza prevalgono gli affetti, i ricordi, il vissuto. Tonino rievoca, racconta, denuncia (come per esempio nella prima poesia del volume, “Li pécche ‘lu paése”) quando descrive una verità sacrosanta (Li strate scunquassate/e li strisce cancellate/salutane li génte/appéna so’ arrivate.). E come dargli torto? Oppure in “Lu paese mia” dove sembra di scorgere l’ombra di Borazio (Mo’ sope Li Mura e a Santa Loia/non vide cerre e sciure, ma frabbecate).

Vi sono molte dediche, i ricordi di scuola (Tonino è stato un maestro di scuola), pensieri a volte teneri e riflessivi altre volte ironici (Diceva allu bar/Tonino scijampise/Non putime ‘cchiù magna’/pecché ce sta la crisi!/Frattante che parlava/gnutteva ‘nu cornette). Le dediche sono rivolte a sua moglie Antonietta (stupenda “A mia moglie” che ricorda un po’ Montale), con tenerezza alla sua nipotina Antonia, poi a Raimondo e Rossella Guerrieri, a Maria Elena, Filippo Fiorentino, Joseph Tusiani, e persino a suo zio Luigi, (zì Luvigge),”Cotte de sole e abbersaggyate/dalli ciampane“. A ciascuno dei quale egli dona un affetto, un sorriso, una carezza. Una sensibilità e una bontà d’animo che Tonino ha sempre avuto nei confronti degli altri. Una merce rara di questi tempi. Una qualità umana che gli ha permesso di guidare una associazione come l’Avis di un tempo, costruendo giorno dopo giorno dal nulla un edificio luminoso, avere relazioni con poeti vernacolari riuniti in un sodalizio (La Puteca) come con studiosi di archeologia e confrontarsi con loro sulla base dei contenuti (e dei risultati), delle scoperte, da protagonista, facendo seguire pubblicazioni importanti (Miti e realtà archeologiche di San Marco in Lamis, Nella scia dei Longobardi, etc.) col merito di aver reso meno misteriosa la nostra terra.

Ma il Tonino Guida che qui si celebra è il Tonino poeta, l’altra faccia della sua poliedrica attività civile e culturale. Il Tonino che ci interessa qui è colui che guarda lo scorrere del tempo, osserva, scruta e da una posizione privilegiata scrive di sé in rapporto alle tradizioni del suo paese, ai miti, ai piccoli fatti che ne hanno impresso l’anima, ai personaggi che vi hanno abitato, senza nasconderci nulla nemmeno i suoi problemi di salute anzi sembra persino prendersi gioco (Ména, core mya,/strigne li dénte/Manchene numare d’anne/p’arriva’ fis’a cénte).

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