Addio a Teo Ciavarella: viaggio polifonico tra note, palcoscenici e umanità senza fine

La notizia della scomparsa di Teo Ciavarella risuona come un accordo dissonante in un panorama musicale che ha sempre trovato nelle sue armonie una fonte di ricchezza e di inattesa profondità. Nato nel cuore del Gargano, a San Marco in Lamis, ma profondamente legato all’effervescente scena culturale bolognese, Ciavarella non è stato semplicemente un musicista: è stato un vero e proprio artista poliedrico, capace di tessere trame sonore complesse e di lasciare un’impronta significativa in diversi ambiti espressivi.

La sua formazione al DAMS di Bologna è stata probabilmente la fucina di questa sua ecletticità. Un percorso accademico che, lungi dal confinarlo in un unico genere, gli ha fornito gli strumenti per navigare con agilità tra le intricate correnti del jazz, l’anima vibrante del blues e la narrazione intima della musica d’autore. Questa capacità di spaziare, di non porsi limiti stilistici, è forse una delle cifre più distintive della sua arte. Le sue collaborazioni con giganti della musica, sia italiani che internazionali, testimoniano non solo il suo talento tecnico, ma anche la sua apertura mentale, la sua curiosità verso altri linguaggi sonori e la sua abilità nell’integrarsi in contesti musicali diversi, arricchendoli sempre con la sua personale impronta.

Pensare a Teo Ciavarella significa immaginarlo al pianoforte, le mani che danzano sulla tastiera creando melodie raffinate e improvvisazioni sorprendenti. Ma significa anche ricordarlo come un didatta appassionato, capace di trasmettere non solo la tecnica, ma anche l’amore per la musica ai suoi allievi nei conservatori di Bologna e Ferrara. Insegnare è un atto di generosità, un modo per far germogliare nuove voci e perpetuare una tradizione musicale in continua evoluzione.

La sua discografia, con oltre trenta album all’attivo, è un vero e proprio viaggio sonoro che ci permette di esplorare le sue molteplici anime musicali. Ogni collaborazione, ogni progetto solista, sembra raccontare una storia, un incontro, un frammento del suo percorso artistico. Ascoltare i suoi lavori significa immergersi in un universo di suoni che spaziano dalla vivacità del jazz all’intensità emotiva del blues, passando per le sfumature poetiche della musica d’autore.

Ma la figura di Teo Ciavarella trascende il pur brillante percorso musicale. La sua attività nel teatro, come compositore e arrangiatore per artisti come Antonio Albanese, Paolo Rossi e Virginia Raffaele, rivela una versatilità ancora più ampia, la capacità di mettere la sua musica al servizio di altre forme d’arte, di sottolineare con le note la comicità, la satira o l’emozione di un testo teatrale.

E poi c’è l’aspetto umano, quello che emerge con forza dal racconto della sua generosità durante la malattia. Suonare nella sala d’attesa di un reparto oncologico, condividere la bellezza della musica in un momento di fragilità e sofferenza, è un gesto che va oltre la semplice performance artistica. È un atto di profonda umanità, un modo per offrire conforto e speranza attraverso il linguaggio universale della musica. In quel contesto, le note del suo pianoforte diventavano un balsamo per l’anima, un promemoria della bellezza che può ancora esistere anche nei momenti più difficili.

La scomparsa di Teo Ciavarella lascia un vuoto incolmabile, non solo per chi ha avuto la fortuna di conoscerlo e di collaborare con lui, ma per l’intero panorama culturale. Perdiamo un artista eclettico, un musicista sensibile, un uomo di grande umanità. Ma la sua eredità musicale, le sue registrazioni, i ricordi di chi lo ha ascoltato e conosciuto continueranno a risuonare, mantenendo viva la sua arte e il suo spirito polifonico. Il suo viaggio terreno si è concluso, ma il suo viaggio musicale continua a vibrare nelle corde delle nostre emozioni. (fonte: sanmarconews.it – foto: Mauro Cionci)

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