Trent’anni di Parco Nazionale del Gargano ma mai un garganico doc alla guida, ci penserà la Lega?

di Francesco TROTTA

Trent’anni (compiuti ieri 5 giugno 1995-2025) e … sentirli (purtroppo) tutti. Sei lustri e cinque presidenti (in successione un lucerino, un montanaro trapiantato a Manfredonia, due sipontini e un foggiano), ma mai un garganico doc. Una stranezza… Si spera nel sesto … e sarebbe un miracolo. Avversato fin dal suo primo vagito (e anche prima) risalente al 5 giugno 1995 è stato sempre accompagnato da tensioni e polemiche. Una qualche -seppure tiepida- “forma di passiva accettazione” si palesò per qualche tempo tra le parti, tra ente e cittadini, ma durò poco. Stiamo parlando dell’ente Parco nazionale del Gargano, una promessa mancata per alcuni, un volano dello sviluppo per altri (ancora in attesa però – pensa te – dell’approvazione del suo piano). Una ventina circa di dipendenti, una sede a Monte Sant’Angelo (tanto quella naturale di Foresta Umbra può attendere…), commissariato dopo la scadenza del mandato quinquennale del suo massimo rappresentante pro-tempore, oggi è in attesa ancora del sesto presidente della sua trentennale storia.

IL SOGNO NEL CASSETTO: IL PRESIDENTE AUTOCTONO | Su questo versante monta e cresce la speranza -e si percepisce chiaramente dal profondo del territorio – che stavolta si profili e si concretizzi finalmente il tanto auspicato avvento di un garganico doc al soglio massimo dell’ente deputato alla tutela dell’ambiente, e che ambiente, del Gargano. Sullo Sperone d’Italia dilaga – ed è lampante- l’avversione verso il vecchio modus operandi finora osservato dalla Politica ovvero la calata dall’alto delle solite figure esterne, come già accaduto negli ultimi trent’anni. I maggiori Comuni garganici sprizzano il desiderio di esprimere una propria figura al vertice dell’ente. C’è voglia di rivendicare la propria identità attraverso un presidente autoctono, un garganico doc (“stop” a figure per esempio di Comuni del circondario rientranti in area Parco solo sulla carta). Ce ne sono a iosa. Basta solo sceglierlo dal mazzo.

UN COMPLEANNO IN TONO MINORE | Un compleanno decisamente in sordina per l’ente Parco nazionale del Gargano che ieri 5 giugno ha spento metaforicamente la candelina numero trenta: il bilancio è decisamente in chiaroscuro. Poco “accettato” dal territorio, senza un Piano del Parco ancora di là dall’essere approvato, da più di un lustro senza un consiglio direttivo, ancora in attesa di un nuovo presidente (il mandato quinquennale dell’attuale inquilino di via Sant’Antonio Abate è scaduto il 6 agosto 2024), con i sindaci “poco in sintonia” col docente foggiano (quest’ultimo ormai ai titoli di coda, non è il futuro del Parco sennò sarebbe stato giù rinnovato e confermato). Sindaci che di fronte all’inerzia di Roma -la quale si limita a prorogare il commissariamento dell’ente (siamo alla terza proroga, l’ultima scade il prossimo 30 giugno) – hanno pensato bene (o male?) di rivolgersi al prefetto per dipanare la matassa, nonostante la questione non rientri affatto nella sfera di competenza della Prefettura. Ma tant’è… E’ di pertinenza della “politica”, quella romana (di centrodestra) s’intende, la quale non riuscendo a trovare la quadra, perpetua un deprecabile fase di stallo che non promette nulla di buono … Agonia paralizzante, si chiama… Perché tale “è decidere ogni volta di non decidere” sul sostituto (sul punto è in atto un vigoroso braccio di ferro tra Lega, in pole position, e Forza Italia).

“LA PRESIDENZA DEL PARCO IN QUOTA LEGA” LA PRECISAZIONE DI MATTEO SALVINI A FOGGIA CHE FA CHIAREZZA UNA VOLTA PER TUTTE.

“Ministro, la presidenza del Parco nazionale del Gargano è in quota Lega o in quota Forza Italia?” La domanda posta a Matteo Salvini la scorsa settimana durante la sua breve sortita foggiana è servita a fare chiarezza – una volta per tutte- sull’argomento, perché la risposta del vicepremier non ha lasciato dubbi in merito. “In quota Lega, in quota Lega… cercheremo di mettere le persone migliori al posto giusto nel momento giusto” le parole che hanno gelato le attese e le aspirazioni di qualche politico foggiano sponsorizzato da FI. La decisione di assegnare la presidenza dell’ente Parco nazionale del Gargano alla Lega è in fase piuttosto avanzata e scaturisce dagli accordi tra le forze di maggioranza presi a livello nazionale a Roma al tavolo delle cosiddette “spartenze”, ossia le nomine delle figure apicali presso direzioni di enti, partecipate, attività ed aree portuali, ministeri, e via discorrendo. Il cosiddetto sottobosco politico, insomma, dove i partiti che formano la coalizione di governo si affrontano a viso aperto per accaparrarsi i posti che contano. Le assegnazioni, tutte decise con il bilancino del manuale Cencelli, arrivano solo in seguito e al termine di lunghe e febbrili trattative. Come in questo caso. Nel governo Meloni le (numerose) richieste di FDI e FI sull’argomento sono state ampiamente esaudite e accontentate (vedi i Parchi nazionali della Calabria, Basilicata, Abruzzo ed altre regioni dove i governatori non sono neanche del Carroccio). Alla Lega – sempre in tema di Parchi nazionali, si badi bene- sono state riconosciute (è notizia dell’ultima ora che trapela da Roma) due sole presidenze: la prima già “incassata” a ottobre 2024 in Liguria (le Cinque Terre); la seconda è da “incassare” -a breve- e riguarda appunto la Puglia, ossia il Parco Nazionale del Gargano (come anticipato del resto dal vicepremier Matteo Salvini a Foggia qualche giorno fa).

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