Senza parole

di Mario Ciro CIAVARELLA AURELIO

Non c’è tempo per parlare, accordarsi. Per ideare uno schema e poter fuggire. O almeno per allontanarsi il più possibile. Il rumore dei cartelloni che dettano Arrivi e Partenze non dà segni di vita da un po’. Sembra un tempo al quale non sia stato dato orari di inizio e fine. In attesa che qualcuno parli e dica: “E ora?”. Nessuno sa “e ora cosa fare”, ma si cerca di raggiungere una terra promessa che nessuno avrebbe così tanto amato dopo la riconquista. Dopo il rientro, dentro muri, conosciuti così bene da viverci dentro ad occhi chiusi.

Muri che hanno visto piangere e ridere intere famiglie. Quando la vita scorreva come doveva: senza intrusi che fossero biologici o di pensiero. Ma solo parole anche gridate, oppure sussurrate, di quando non c’era il pericolo di essere invasi da qualcosa che non “fosse previsto” dalla logica degli uomini. Adesso anche questi muri sono diventati nemici: non ti parlano nemmeno loro, non hanno nulla da dire a gente che è ritornata da chissà dove, e comunque da posti non prediletti da leggi disposte da uomini, da pochi giorni.

La Natura non sente leggi e disposizioni inventate dagli uomini: deve selezionare! È lei che comanda: vuole che il pianeta sia sempre più forte per le successive incursioni barbariche di agenti patogeni. Ma comunque naturali! E lo fa in silenzio. Un silenzio che dà ordini, e dispone l’umanità a comportarsi di conseguenza: comanda la Natura e non l’Uomo.

L’Uomo parla da quando è apparso sulla Terra, e spesso lo fa senza un perché: giusto per far prendere aria a tutto ciò che c’è dentro la bocca e poi verso il basso, interessando altri organi deputati al linguaggio e a respirare. Adesso forse abbiamo capito che spesso è “inutile” parlare, dare ordini, pontificare, suggerire. È “inutile” governare, è “inutile” far finta di non sentire. Le parole dette negli ultimi giorni non hanno vita lunga, ma servono per far dire ai posteri: “Ma lui l’aveva detto!”

E spesso quel “lui” è un politico. Un uomo scelto tra tanti al quale abbiamo delegato le scelte giuste da fare. Così dovrebbe essere. Le parole della politica, poi, figuriamoci se sono state contemplate quando il big bang fece scaturire il Tutto. La politica. Un’altra “specie imprevista” che la Natura ha messo in atto…

Chissà se l’universo sia stato creato… parlando. Sembra di no: il famoso boato non c’è stato!! L’universo nacque in silenzio!! Il rumore che tutti pensiamo fosse quello primordiale, avvenne milioni di anni dopo! Il bagliore che immaginiamo ci sia stato, avvenne nel silenzio più totale! Veramente anche il bagliore non ci fu, subito, anche lui arrivò molto tempo dopo!! È strano ma è così! L’universo quando nacque lo fece pensando, senza parlare, e senza “mettersi in mostra”. Discrezione totale.

Poi forse ci ripensò: e urlò!! Tanto tempo dopo. E quel rumore di fondo lo sentiamo ancora oggi con gli strumenti giusti. Urlò per dare ordini, su come disporre nel modo giusto protoni, elettroni e neutroni; per dare la massa giusta alla materia, in modo che poi potesse essere generato tutto ciò che ci circonda: flora, fauna e anche quello che ancora non riusciamo a classificare.

Un “urlo” che dette i frutti sperati: le galassie ruotavano come dovevano, i pianeti si formavano come era stato previsto, e la panspermia iniziò a dare i suoi frutti sul nostro pianeta (ma anche su altri). Siamo figli delle stelle. Il tutto avvenne senza parole: il linguaggio non venne contemplato dalla Natura, all’inizio. (La flora non ne ha ancora bisogno: beata lei!!) E le rocce rimangono sempre lì a non urtare tutto il resto che le circonda. Poi iniziarono a nascere le parole: e vennero inventate dagli uomini!! Possiamo   vantarci almeno di questo, un’invenzione unica ed esclusiva sul nostro pianeta, un linguaggio fatto non da gesti, ma da parole articolate grazie al nostro cervello: diverso da qualsiasi altra specie terrestre.

E da quel momento iniziarono i problemi: con il linguaggio!! Le religioni nacquero grazie alla diffusione di varie “credenze”. Lo stesso dicasi della filosofia e di tutte le arti, della scienza e della tecnica. Progresso scientifico: siamo riusciti a vivere di più e meglio. Non per tutti: ma solo per un terzo della popolazione mondiale, non c’è molto di cui vantarsi (diciamola tutta).

Con il progresso della scienza e della tecnica stiamo cercando di debellare l’epidemia di inizio anno: Coronavirus. Ci dicono che sia nata da un miscuglio di generi: uomini più pipistrelli(!?) non capisco come ci sia stata questa “unione”, unioni fatte così esistono da sempre, e non solo negli ultimi anni o mesi!! Ci dicono pure che i virus virano: diventano altro!! Chissà perché tra gli altri animali non ci sono problemi del genere: nei loro ambienti non vira nulla che la Natura non abbia deciso!!

Le parole degli uomini contaminano. Tutto ciò che hanno a tiro!! Ma a volte non hanno effetto, come quando non si ha la possibilità di urlare, di incitare uno sportivo per il quale tifano di fare bene. Partite senza tifosi sugli spalti, senza parole da scaraventare in campo; ma anche per intimorire gli avversari che vestono divise non gradite. Nemici contro. L’approvazione del pubblico è importante, come quando un passaggio fatto da un calciatore al suo compagno di squadra, viene applaudito. Si capisce che quel gesto atletico è stato utile all’intera squadra.

È la controprova che quello fatto sul campo potrà dare la vittoria alla squadra del cuore. Invece senza l’incitamento, l’approvazione fatta con un applauso, i passaggi di un calciatore hanno meno valore soprattutto a livello psicologico. Come quando si gioca in casa: il vantaggio è notevole, non si viene fischiati e i cori “pro” sono di incoraggiamento. E non è poco. Ma l’assenza di pubblico non dà la possibilità di far avanzare a gran voce la propria squadra: rende tutto meno coinvolgente, anche per gli sportivi che seguono da casa la partita.

Sembrano incontri che si disputano su campi di periferia: un pubblico assente che non qualifica l’incontro come si deve. Qualche svogliato spettatore sugli spalti (non si capisce come sia entrato!!) e solo urla di quei calciatori per ricevere la palla dal compagno di squadra. E soprattutto, le urla degli allenatori!!!

Campi di periferia di Serie A. Strana sensazione. Senza le parole del pubblico lì presente, non riusciamo ad avere l’idea di quello che sta succedendo in campo. Anche l’esultanza finale degli sportivi che hanno vinto è poca cosa, come per i tifosi che li hanno guardati sugli schermi della tv. Sembrano vittorie quasi rubate, senza parole. Poco entusiasmo. Non c’è nulla che dia una certa idea di futuro!

Un futuro che ritornerà ad avere tutte le parole giuste appena quello che stiamo vivendo sarà finito…

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