Emergenza cinghiali: a Bari incontro tra i sindaci Comunità del Parco e l’assessore Pentassuglia

La soluzione? Abbattimento selezionato. Parla il sindaco Michele Merla

di Francesco Trotta

Abbattimento selezionato dei cinghiali in collaborazione con l’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), revisione della legge 394 del 91 (quella di istituzione dei Parchi) per ciò che concerne gli indennizzi da sostituire con i risarcimenti (la gente muore a causa dei cinghiali e l’indennizzo è oggettivamente insufficiente) e per quanto riguarda l’aspetto sanitario ricorrere alla legge sulla peste suina per superare la vincolistica. Di questo si è parlato ieri a Bari, per scovare una soluzione adeguata all’emergenza cinghiali, presso l’assessorato all’Agricoltura – presente l’assessore Donato Pentassuglia – tra una delegazione di sindaci della Comunità del Parco nazionale del Gargano (tra i quali Michele Merla di San Marco in Lamis, Michele Bisceglia di Mattinata e Matteo Vocale di San Nicandro Garganico e tre membri della tecnostruttura dell’ente capeggiati dal direttore facente funzione Vincenzo Totaro).

Emergenza scattata, come si ricorderà, a causa dell’incidente della scorsa settimana sulla SS 693 in agro di San Nicandro Garganico, provocata appunto dall’incontrollata presenza degli ungulati, e costata la vita all’imprenditore agricolo Gino Turco di Lesina. L’assessore regionale all’agricoltura, il piddino Donato Pentassuglia, ha dato piena ed ampia disponibilità ad affrontare insieme all’ente Parco del Gargano e agli altri enti competenti, l’intera -e per tanti versi- complessa questione.

L’Edicola del Sud a margine dell’incontro ha intervistato il sindaco del Comune di San Marco in Lamis Michele Merla, tra i presenti alla riunione barese.

“Sindaco cosa è stato deciso?

“Deciso è una parola grossa. Le aree protette hanno un altro referente, il Ministero, il quale autorizza le operazioni. Anche se con la Regione ci sono tanti modi per collaborare, ed è quello che stiamo facendo, come per esempio scambiare dati e condividere le azioni e le informazioni sulle iniziative e sui monitoraggi che vengono effettuati. Anche approvare il piano del Parco è fondamentale. Inoltre è necessario disporre degli strumenti adatti per agire e superare alcuni ostacoli burocratici. Come? Ad esempio, agendo sulla questione sanitaria degli abbattimenti allo scopo di creare sul territorio strutture che utilizzano il prodotto e così chiudere il cerchio, come fanno in altre Regioni.”

Sulla questione l’assessore ha preso impegni precisi?

“Loro, quelli della Regione, agiranno – e speriamo anche noi – utilizzando l’emergenza sanitaria che sta creando molti problemi, come la peste suina, in modo da by passare tutti i vincoli. Vi è la necessità di fare subito, sennò se si segue la strada normale bisogna aspettare due anni per avere il placet. Poi c’è da dire anche che il Parlamento non aiuta, io stesso ho più volte sensibilizzato i vari parlamentari del territorio a cambiare su quel punto la legge 394 del 1991. A Bari però vi è la consapevolezza della portata dei danni causati dai cinghiali, e non solo alle colture e ai territori. La gravità del problema è compresa in tutta la sua portata. Lo sa anche il Bilancio della Regione, gravato dai soldi sborsati ed il che fa essere tutti più consapevoli. I danni ai terzi infatti li paga la Regione, tanto è vero che il capitolo di Bilancio su quel punto ha iniziato ad essere sempre più corposo”.

Sindaco un’ultima domanda. Cosa deve fare in concreto e subito la Regione, visto che al Parco tocca il solo compito di liquidare gli indennizzi?

“L’abbattimento selezionato con la collaborazione di Ispra, credo sia la sola ed unica soluzione praticabile”.

Abbattimento dei cinghiali? Giusto?

“Sì, abbattimento selezionato. Ed anche la Regione sta valutando questa opzione.”

Nel frattempo la questione è sbarcata anche Roma in Senato dove nella seduta del 16 marzo scorso si è dibattuto della gestione della fauna selvatica. Il senatore della Lega, Francesco Bruzzone, nel suo intervento prendendo spunto dal caso del Gargano ha con nettezza chiarito: “Noi stiamo dalla parte di Gino Turco, imprenditore morto che non c’è più e non dalla parte dei cinghiali”.

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