Banco del Mutuo Soccorso: “Un’idea che non puoi fermare”

di Nicola M. SPAGNOLI

Stavo ripassando la discografia del Banco del Mutuo Soccorso, amici di lunga data come quelli della PFM, degli Osanna, dei Trip e mi è ricapitato di scartabellare fra le foto in archivio dove ho trovato quelle fatte in occasione della presentazione di questo lavoro con ospiti dal mondo musicale, come lino Vairetti e non come Elisa Savi, la moglie di Modi Ovada in rappresentanza del marito oltre ad attori famosi che citerò. Quindi vediamo al disco presentato dopo sette mesi esatti dalla scomparsa improvvisa di Francesco Di Giacomo (avvenuta il 21 febbraio 2014) quando gli amici del Banco, passato lo shock e il dolore, hanno voluto rinascere, partendo da lui e con lui, con un tributo/omaggio alla sua dimensione di uomo, di artista e poeta con un disco che si può considerare punto di partenza di un nuovo capitolo del gruppo, confermato successivamente nel 2019 dal doppio Transiberiana e l’anno scorso (2022) da Orlando. Parliamo quindi di questo triplo vinile e doppio CD (come già successo con la precedente rivisitazione di Darwin!). Con una copertina in veste minimale, il lavoro è stato fortemente voluto dal suo amico e vero leader del gruppo Vittorio Nocenzi che, nella presentazione al Planet di Roma, a cui assistetti per conto di Raropiù, ha anche trovato un originale contributo, quello di alcuni grandi attori italiani, che hanno conosciuto, a volte fatto amicizia, e comunque ri-conosciuto in Francesco un autore come pochi nel panorama del cantautorato italiano, un poeta vero oltre al grande cantante che tutti conosciamo e forse la voce più originale e importante di tutto il progressive rock, non solo nostrano direi.

Vittorio Nocenzi, coadiuvato dal fratello Gianni, da Rodolfo Maltese (purtroppo venuto a mancare poco dopo!) e dagli altri giovani componenti del Banco e dagli attori Alessandro Haber e Rocco Papaleo, ha illustrato questo impegnativo lavoro creando un originale scenario di musica, diremmo totale, in cui “il suono diventa immagine, le parole si trasformano in note, il gesto scena”. Video e clip molto interessanti hanno accompagnato alcuni brani ma a prevalere naturalmente è stato il canto live di Francesco delle ultime esibizioni, accarezzato ed integrato dalle note, a volte del solo piano o del moog di Vittorio in inusuali nuovi arrangiamenti, e dalle voci di Franca Valeri, di Giuliana De Sio, Giuseppe Cederna, Valerio Mastandrea, Moni Ovadia e Toni Servillo oltre che dei già citati Haber e Papaleo sul palco che si compenetrano con la voce di Francesco creando un’atmosfera non più solo rock o prog ma, come dicevamo, speciale, di arte totale, teatrale e musicale, jazz e avanguardia insieme, classico e contemporaneo fusi in un’unica dimensione. Due ore di poesia e musica ad iniziare dalle prime note di R.I.P e poi di quelle di brani meno noti, ma forse di più alta concentrazione ed emotività, come Interno città dove ritroviamo anche il primo batterista del BMS, Pierluigi Calderoni poi sostituito da Maurizio Masi (con me e Gianni Nocenzi nell’ultima foto). Abbiamo la riproposizione, parziale naturalmente, di quel capolavoro che fu Nudo nel ‘97, qui con il terzo movimento della bella suite, ancor più di sapore wagneriano, anticipato rispetto al secondo brano in un’atmosfera onirica, anche per merito della voce di Mastrandrea e ne esce un brano nuovo, degno del miglior Dalla. Anche Vittorio Nocenzi si prodiga alla voce con ottimi e più maturi risultati in un brano ridotto alla sua essenzialità blues, in Guardami le spalle tratto dall’elaborato album intitolato semplicemente 13. Anche i brani senza intervento recitativo hanno naturalmente il loro fascino come quel grande classico che è Canto nomade per un prigioniero politico, la suite per eccellenza del gruppo, ispirata com’è noto dai fatti cileni del ’73, qui in un’intensissima performance del giugno 2013.

Il recitativo non è certamente nuovo nel Banco e tutti ricordano l’inizio, in Darwin, di l’Evoluzione qui unita ai suoni scarnificati, moog, piano, fischio e…caffettiera de il Giardino del Mago completamente nuova e rivoluzionata. Insomma troviamo di tutto, dal recital all’ambient music, dalla lirica al neoclassicismo al rock fino ad arrivare alla voce tremolante e da brivido di Franca Valeri che si aggiunge a quella lirica, eterea ed emozionantissima di Francesco quando sussura “là dove morte nonha domìni, dove l’amore varca i confini”. Non manca il ritmo indiavolato rock jazz di Emiliano con un piano saltellante che duetta con le chitarre acustiche di Maltese e Marcheggiani, in una registrazione live d’archivio mai sentita prima. “Non misvegliate ve ne prego ma lasciate che io dorma questo sonno” emozionante anche un altro live d’archivio, quello di Non mirompete, la ninna nanna folkrock che è divenuta un classico, qui con una coda senza coro, diversissima dall’originale, ma con un avvincente crescendo barocco di strumenti che si inseguono e che quasi giocano, a botta e risposta!

La voce profonda di Haber ci introduce al famoso Paolo Pà, un pezzo di successo riportato ad una essenzialità che fa capire meglio il testo controcorrente per i tempi, testo che parla di omosessualità, di emarginazione e solitudine, e le note minimal del miglior Vittorio sottolineano a meraviglia le parole dure e coraggiose di Francesco, Anche nel meno famoso ma di un’attualità imbarazzante poichè sullo stupro è il brano Sirene sottolineato da loop elettronici. Un ritmo ferroviario dolce e onirico ed un pianoforte dal sapore nymaniano fanno diventare melodia e musica anche le parole di quest’altra magnifica versione di Michele e il treno, da ascrivere alle cose più emozionali del Banco assieme ad una cosa atipica, certamente di bravura e per la prima volta su disco, che è Frevo, una bossa di Egberto Gismondi introdotta dalla presentazione, ma non dall’interpretazione, di Di Giacomo che certamente l’amava come dimostrò più tardi nel disco sul Fado con Eugenio Finardi. Le incombenze degli arrangiamenti originali vengono smaltite e quasi abbandonate in queste nuove versioni che danno più risalto ai testi e all’essenzialità melodica come in due brani tratti da 13, album giustamente molto rivalutato in questo frangente come in Tirami una rete e Magari dove un Papaleo ispirato ci fa riscoprire versi importanti ma quasi dimenticati. Un pathos perfetto infine si raggiunge, verso la fine del lavoro, con Servillo che introduce, accompagnato dal solo synth di Nocenzi, 750.000 anni fa…l’amore. Una musica prog molto attualizzata, all’inizio scarna e ritmata e poi romantica e sinfonica tale da diventare una vera e propria suite e poi un confronto, un duello quasi, fra la voce di Toni e il recitar-cantato del grande Di Giacomo.

A concludere in questo lavoro l’ultimo brano dal primo mitico album, il Salvadanaio, ovvero il festivo Traccia 1 a ricordarci che Francesco non è, non può essere considerato un’assenza ma piuttosto una presenza viva come non mai, così come lo sarà il nuovo Banco con nuovi interessanti progetti in cantiere, a partire dai concerti sulla scia di questo lavoro ma con in più un secondo batterista ed un percussionista, dei fiati e nuovi timbri etnici ed elettronici. La creazione infine di un’officina creativa per la ricerca di nuovi talenti, specie vocali, la Banco Factory, per la realizzazione del progetto finora più ambizioso dell’ensemble: Orlando: Le Forme dell’Amore, una vera e propria opera rock ispirata all’Orlando furioso a cui Francesco già aveva iniziato a lavorare ma di cui non ha visto la conclusione.

Print Friendly, PDF & Email