9 agosto, due anni dalla strage che uccise Aurelio e Luigi Luciani

 

A due anni dalla strage le parole di Arcangela e Marianna Luciani, l’intervento di don Luigi Ciotti, la manifestazione organizzata dall’associazione Libera presso la stele che ricorda i due fratelli agricoltori uccisi dalla mafia del Gargano, “Inchiniamoci davanti alla morte dei fratelli Luciani”.

Il 9 agosto del 2017 è una data che sarà ricordata nella storia del Gargano come un maledetto giorno in cui perdono la vita due innocenti, due agricoltori, Aurelio e Luigi Luciani, di San Marco in Lamis. Quella mattina un gruppo di sicari attendono l’arrivo di una macchina con Mario Luciano Romito, boss della mafia garganica, e il cognato Matteo De Palma. Per sparare i Killer hanno utilizzato un fucile d’assalto un kalashnikov  Ar47, i morti saranno quattro. Testimoni scomodi, o semplicemente uno scambio di persone, le ipotesi. Aurelio e Luigi lasciano figli, mogli e tanta disperazione. La colpa dei fratelli Luciani era quella di essere al lavoro, nei campi, il 9 agosto.

Tanta commozione, oggi, 9 agosto 2019, giorno della commemorazione e deposizione delle corone presso la stele a forma di Tau, voluta dalla famiglia Luciani. Ci sono le istituzioni, il Prefetto, i parlamentari del territorio, i sindaci, ma soprattutto ci sono le mogli di Aurelio e Luigi, la famiglia. L’iniziativa è organizzata dall’associazione Libera contro le mafie.

«Come raccontarvi il dolore che si prova quando di notte i tuoi figli si svegliano e ti chiedono dove è papà »- dice Marianna da un microfono che ogni tanto gracchia sotto un sole che si mostra a tratti senza bruciare particolarmente. Si commuove Arcangela che interviene a braccio e nel suo intervento tocca temi importanti, parla di politica, di giustizia, di verità. «In questi due anni ho letto tante volte “oggi lo Stato c’è,” lo dico, senza polemica, quello che vorremo sentire è “lo Stato ci sarà sempre”. Dobbiamo decidere da che parte stare, oggi non voglio più aver paura, nel mio piccolo sono riuscita finalmente ad abbattere quel mio muro di omertà, perché mi sono resa conto che quel muro non mi ha mai protetto veramente».

«Inchiniamoci davanti alla morte dei fratelli Luciani. Le verità passeggiano per le vie dei nostri paesi e delle nostre città, c’è chi sa e non parla, l’80% dei familiari delle vittime della violenza criminale mafiosa oggi non ha la verità o la conosce solo in parte. Non possiamo delegare solo alle Forze dell’ordine,ci vuole una rivoluzione delle nostre coscienze». Dice Don Luigi Ciotti,presidente di Libera, nel suo intervento conclusivo. (Gennaro Tedesco – ilfattodelgargano.it)

Print Friendly, PDF & Email