Rignano, la cultura “piange” per la ritardata apertura del Museo “Paglicci”

Rinviata forse alle calende greche l’inaugurazione-apertura del Museo Paleolitico di Grotta Paglicci, a Rignano Garganico.

E ciò per via delle note regole anti-assembramento scaturite dalla diffusione del Coronavirus, riconfermate in parte anche in occasione dell’imminente avvio della cosiddetta fase 2. La questione a gennaio sembrava del tutto risolta, l’arrivo in paese dei reperti, depositati da alcuni anni presso il Museo di Manfredonia. Infatti, bisognava solo fissare data e programma dell’evento, anche in questo caso rinviato in attesa di occasioni propizie, come le festività pasquali, e soprattutto l’arrivo della stagione primaverile che avrebbe permesso ad autorità e appassionati di venire da ogni dove. L’anzidetto materiale archeologico, prima di essere trasferito nella città di Manfredi, era rimasto a disposizione dell’Università di Siena, titolare degli scavi, per motivi di studio. Conclusi alcune settimane fa i lavori di ristrutturazione del vecchio municipio di Corso Giannone, cuore del centro storico di origine e fattura medievale.

L’idea della progettazione degli interni dell’immobile è di Annamaria Tunzi, esperta funzionaria della Sovrintendenza, che unitamente all’architetto Stefano Del Pozzo hanno lavorato sodo per la bisogna, assicurando tutta la loro scienza e tecnica alla ditta esecutrice dell’opera. A dare la notizia di prossima apertura, a nome e per conto dell’Amministrazione comunale, capeggiata dal sindaco Luigi Di Fiore, ci ha pensato la consigliera delegata, Viviana Saponiere, avvocata, rivelatasi da subito persona assai sensibile alle sorti e destino dell’importante struttura museale. Per di più siffatto obiettivo era stato inseguito da circa quarant’anni dal massimo studioso e direttore degli scavi, Arturo Palma di Cesnola, deceduto il 9 luglio scorso (91 anni), già docente in campo alla predetta Università di Siena, ritenuto ricercatore – paleontologo tra i più insigni del mondo. Il contenitore, che ospiterà il Museo, occupa come accennato l’intero ex-Municipio.

Si tratta di circa 300 metri quadrati, predisposti ed articolati secondo la fervida ed attinente fantasia dell’architetto Del Pozzo, con una sequela di tortuosi antri, riportanti al naturale i vari ambienti della Grotta, dove sono stati ritrovati i reperti sia mobili sia fissi. Il riferimento, tra l’altro, è agli esempi più significativi dell’arte, come le pitture dei cavalli e delle impronte di mano, in positivo, eseguiti con ocra rossa, i graffiti su ossa e su lastre di pietra, come le scene di caccia, il nido insidiato dal serpente, lo stambecco, la testa del Bos primigenius (Uro), quella del Pinguino boreale e tanto altro ancora. Ci saranno pure le riproduzioni dei due scheletri umani del tipo Cro-Magnon; il ragazzo dodicenne di 26 mila anni fa e forse anche la donna di 3 mila anni in meno., comprensivi del loro originale corredo funerario, ecc.

Altresì, saranno visionabili a grandezza naturale la riproduzione dei focolari con tutto il loro contenuto in termini di resti ossei, di carboni e l’armamentario di accensione del fuoco, ecc. Ovviamente ci sarà pure il grosso pestello in pietra utilizzato per la molitura del grano di avena a testimonianza dell’uso della farina per il pane risalente, come apparso su diversi giornali internazionali, a 32 mila anni fa. Ci saranno, altresì, centinaia e centinaia di strumenti litici adoperati durante la vita quotidiana dei paleolitici, suddivise secondo le varie culture ed epoche. Il resto esplicativo sarà attuato, tramite Video, didascalie in più lingue, luci e quant’altro, dirette a far rivivere al visitatore le emozioni e i sentimenti avvertiti in quei tempi così lontani.

L’inaugurazione sarà effettuata in pompa magna, costituendo l’opera un fiore all’occhiello per l’intera Puglia e una delle mete culturali tra le più appetite dello Stivale. Si parla, altresì, della presentazione di un volumetto-guida messo appunto dalla predetta Tunzi e del romanzo ispirato al tema (250 pp.) del citato Palma di Cesnola, intitolato “Giornale di scavo”, con il quale s’intende favorire con parole povere e piane la conoscenza scientifica finora rimasta appannaggio solo degli addetti ai lavori e delle persone colte. L’unico “Ni” riguarda la gestione. Al momento non si sa realmente a chi sarà affidata. I bene informati propendono per persone super esperte, coadiuvate semmai dalle associazioni e volontari del posto. Secondo alcuni, per ovviare il protrarsi della data inaugurale, si potrebbe accontentare il pubblico con qualche video, semmai girato da tecnici validi con la voce narrante di qualche esperto della materia, non esclusa la stessa Tunzi. (AntDV)

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