San Marco in Lamis, resta ancora alta l’attenzione e il dibattito su “L’Arco” di Saracino

di Antonio DEL VECCHIO

Desta l’attenzione sull’Arco di Saracino, a San Marco in Lamis.

Nonostante le elezioni regionali e il CoVid -19, continua a tenere banco nella pubblica discussione l’Arco del noto designer Antonio Pio Saracino, a San Marco in Lamis. Di esso, in ogni giorno, ora e momento che passa, ci viene svelato un qualche dettaglio, anche il più insignificante.

Come ad esempio, si è appreso che il peso complessivo dell’opera è di settanta tonnellate, mentre i pezzi monolitici, tagliati e sagomati, sono di svariati quintali per ognuno. Inoltre, sarebbero occorse circa 500 ore di lavoro, di cui 70 per taglio e incisioni, C’è di più. Secondo alcuni calcoli appropriati, la struttura in parola potrebbe resistere ad un sisma con un’ accelerazione di 0,27 gradi.

A confessarci tutte queste particolarità è l’architetto Antonio Palma, progettista e direttore dei lavori per la sistemazione urbana dell’intera Piazza Europa, con la contestuale realizzazione del ‘rondeau’ in parola dove sorge l’Arco e di quello di Via La Piscopia. Conferma, poi, i meriti e le attribuzioni collaborative già segnalati, nello sviluppo progettuale complessivo, ritenuto estremamente necessario, perché il giovane progettista principale, il noto designer Antonio Pio Saracino sino al giorno prima dell’inaugurazione si trovava a lavorare e a seguire le operazioni a distanza, residente com’era a New York.

Il riferimento è a: Antonio Del Mastro, per la collaborazione tecnica al progetto; Alfredo Pitullo, geologo, per la relazione sulla statica; Leonardo Bonfitto, geometra, per progettazione strutturale e direzione dei lavori;  Matteo Bonfitto, ingegnere, per la collaborazione generale; Antonio Palma, architetto, per il piano di sicurezza; Antonio Scoca, ingegnere, per il collaudo; Giuseppe Leone, per la grafica artistica; nonché lo stesso architetto Palma, redattore del piano di sicurezza; Giuseppe Leone, per la grafica artistica; Edil Coco-Ciavarella, impresa,  per l’esecuzione dei lavori, affrontati a ritmo serrato durante i cinque mesi; Matteo Soccio, ditta addetta alle gru, per il sollevamento e la sistemazione, come accennato, dei cocci pesantissimi; Chiaramonte-Ciavarella, ditta di elettricisti, per l’illuminazione dell’Arco. Infine, pari merito va a Marmi Leone del posto e a Di Maso marmi di Apricena, per la scelta e la lavorazione dei conci, dimostrando la loro grande preparazione tecnica e professionale.

Lo hanno evidenziato ci dice l’architetto Palmaattenendosi scrupolosamente ai dettagli e alle rifiniture. Tanto per rendere così maestosa e preziosa anche sul piano artistico l’opera in menzione. I contatti  via web, quasi quotidiani, con Saracino sono stati costantemente assicurati da me e dal geom. Bonfitto”.

Sul piano organizzativo e propositivo hanno agito in costante sintonia, l’Amministrazione comunale di Michele Merla e dell’instancabile assessora al ramo, Meriligia Nardella e i Lions Club guidato dal M° musicista Luigi La Porta.

L’anzidetto architetto, nostro interlocutore, non è solo un tecnico, ma un attento studioso dell’arte e della storia. Ciò lo si deve in parte al suo spirito di scrupolosa ed attenta osservazione, per il resto al suo studio della Via Sacra Langobardorum. Passione riveniente dalla sua tesi di laurea svolta a suo tempo sul tema. Spirito che  egli continua a dimostrare e a coltivare in tutte le sue progettazioni e nei lavori in corso che riguardano o hanno riguardato la città. Come per esempio quelli di restauro del Balilla, dove si sarebbe scoperta un’antica campana, abbandonata chi sa dove, forse dopo l’attivazione della storica squillante sirena. Speriamo che ritorni a rimettere i suoi dolci rintocchi, richiamando così al loro dovere istruttivo gli alunni di oggi e di domani.

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