COVER ART again: i CREAM nell’arte di Martin Sharp

di Nicola Maria Spagnoli

Nato nel 1942 in Australia e morto nel 2013 Martin Ritchie Sharp è considerato il maggior artista pop di quel continente ed uno dei maggiori nel mondo del rock anglosassone ed europeo. Certamente furono i due album fondamentali dei Cream a dare la popolarità a Martin Sharp, anche se aveva numerosi altri interessi essendo stato anche fumettista, regista e, ma pochi lo sanno, finanche cantautore. Suo è il testo di Tales of brave Ulysses che Eric Clapton, autore della musica ispirata alla Summer in the City dei Lovin Spoonful, inserì nel mitico Disraeli Gears (foto 1) il secondo fatidico lavoro del trio Clapton/Jack Bruce/Ginger Baker, il supergruppo che inventò l’hard rock anche se fondamentalmente appartennero al filone del Blues revival. Sharp realizzò più di una copertina per Disraeli sempre popcollagiste (foto 2), la seconda chiaramente ispirata al grafico Rick Griffin che inventò loghi e copertine dei Grateful Dead. Poi creò anche la copertina per il successivo doppio album dei Cream, uno in studio e l’altro dal vivo, Weels on Fire (foto 3), che uscì anche in due separati album ma sempre con la copertina laminata argentea (foto 4) e in Giappone addirittura con fondo laminato oro. Questi decretarono la popolarità di Sharp anche se lui aveva già collaborato con la rivista Oz tanto che da una delle copertine della fanzine alternativa venne tratto e letteralmente spopolò, ma negli ambienti underground, il suo poster psichedelico più riuscito, quello del Bob Dylan di Mr. Tambourine Man (foto 5). Ai Cream Sharp dedicò più di un poster, sempre di carattere collagistico e fumettistico (foto 6) a cui sembra si ispirò anche l’arte dello svizzero Giger, quello del Brian Salad Surgery degli ELP. Martin ebbe una duratura amicizia con lo strano cantante e cabarettista Tiny Tim (glielo aveva presentato proprio Clapton!), definito il re del falsetto e dell’Ukulele, con cui collaborò a lungo illustrando, specialmente con locandine e manifesti, molti dei suoi concerti (foto 7). Le sue amicizie lo portarono addirittura a frequentare la famiglia del più celebre architetto danese, Jorn Hutzon l’autore della celeberrima Sydney Opera House diventata patrimonio dell’Umanità e simbolo dell’Australia ma che ai tempi, come tante opere di eccelsa architettura, opera non capita e osteggiata tanto da costringere l’autore alla fuga da quel continente, aiutato appunto dagli Sharp. D’altronde Martin con famiglia abitava in una casa storica, la casa coloniale Wirian a Bellevue Hill di Sydney acquistata dal nonno, anch’essa vincolata e dichiarata Patrimonio universale, e in questo campo si adoprò con le unghie e con i denti per la salvaguardia di opere d’arte fra cui il doveroso restauro del Luna Park Ghost Train finito nel mirino degli speculatori edilizi che avrebbero voluto abbatterlo. Anche Donovan, che era considerato l’alter ego britannico del menestrello americano ebbe l’onore di avere qualche poster sharpiano nonché molti movimenti pacifisti e liberisti ed anche artisti a cui spesso si ispirò (foto 8). Anche il poster di Jimi Hendrix (foto 9), derivato da una foto della fotografa Linda Eastman, futura moglie di Paul McCartney diventò popolare e iconico ma questo forse ispirato dall’opera del suo insegnante di pittura Justin O’Brien (foto 10).

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