“Spain” di Chick Corea nella versione streaming di Angelo, Davide e Antonio

Una versione che sarebbe piaciuta al maestro se non altro per lo spirito libero che aleggia nell’arrangiamento del brano

di Luigi Ciavarella

Chick Corea, scomparso a febbraio di quest’anno all’età di 79 anni, può essere considerato uno dei padri del moderno jazz e sicuramente lo si può annoverare tra gli inventori della Fusion. Certamente ne fu l’ideologo. Nato in America, ma di origine italiana (calabrese), il pianista Chick Corea fu di sicuro molto amato e rispettato dal mondo della musica rock, sopratutto da quelle frange più esposte alla sperimentazione. Non fu il solo (si pensi anche a Miles Davis sopratutto e alla sua numerosa prole artistica tipo: Weather Report, Nucleus, ma anche il Keith Jarrett dei Concerti di Colonia, il Charles Mingus di “Goodbye Pork Pie Hat”, John Coltrane di “A Love Supreme”, senza contare poi Keith Tippett e tutta la scena inglese dei ’70, sempre così agitata) ma lui, più di tutti, fu quello più aperto alle contaminazioni tra generi. Il suo pianismo risentiva di tutte quelle influenze con cui veniva a contatto, ogni suono per lui rappresentava una richezza sulla strada della sperimentazione. Ecco, Chick Corea era uno sperimentatore, un innovatore in continua evoluzione; aperto e solidale, egli ha sperimentato ogni sorta di contagio tra jazz e psichedelia, pop, musica latino americana, etc. un crossover di inestimabile valore artistico che ci ha lasciato attraverso la testimonianza di molti dischi e altrettanti concerti memorabili sparsi in tutto il mondo.

Il brano che tre amici musicisti (Angelo Ciavarella, chitarra, Davide Ciavarella, basso e Antonio Stasi alle tastiere) hanno scelto per omaggiare la sua memoria fa parte dell’album “Light As A Father” che Chick Corea pubblicò nel 1973 a nome del suo ensemble “Return To Forever” ed ha per titolo “Spain” ed è uno dei motivi più rappresentativi riguardo la Fusion. Di questo motivo esistono già diverse versioni (bella quella di Al Jarreau) e la modalità con cui il nostro trio l’ha prodotto, in streaming come si conviene di questi tempi, le dona un certo fascino dipendente forse dal suono decisamente più risolutivo, spiccatamente jazz-rock rispetto all’originale (Rock/Alternativo, come da loro suggerito?) e dall’ottima intesa che constatiamo nell’esecuzione del motivo. Forse la presenza di un batterista vero avrebbe maggiormente sostenuto la base ritmica anche se il basso di Davide, pulsante, avvolgente, copre benissimo la parte come d’altronde la chitarra elettrica di Angelo, che ormai ci ha abituati a questi assoli penetranti (da novello McLaughlin sembra essersi votato al jazz ultimamente) e la tastiera (non sappiamo però se è una Fender Rodhes), sicuramente lo strumento più pertinente, del foggiano Antonio Stasi.

Sono sicuro che al grande Chick Corea sarebbe piaciuta molto.

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