I Consiglieri Regionali si votano l’assegno di fine mandato

40 votanti, 40 favorevoli

di Michele Apollonio

MICA per una legge o un provvedimento a favore delle tante situazioni di difficoltà in cui versano migliaia di lavoratori pugliesi, o di interventi per il miglioramento ambientale, o per una qualsiasi altra iniziativa rivolta la bene pubblico dei pugliesi. No, neanche per sogno. La votazione compatta dei quaranta consiglieri che siedono nel bel Palazzo della Regione a Bari in rappresentanza del popolo pugliese che li ha votati, era per autoassegnarsi un lauto bonus di fine mandato. Non solo: ad abundantiam (tanto pagano i cittadini) lo hanno reso retroattivo riprendendolo dal 2012 allorquando il governo di Nichi Vendola aveva abolito quella indennità accessoria nell’intento di ridurre i costi della politica.

L’ALLEGRA gestione della Puglia del presidente-magistrato Emiliano, ha aggiunto quest’altra chicca alla sua già ricca ed assortita collana di privilegiati. Tutto è avvenuto alla chetichella, in un battibaleno, senza alcuna illustrazione dell’emendamento presentato all’ultimo minuto dell’ultima seduta dell’assemblea prima delle meritate vacanze. Una votazione corale e compatta: PD, Con Emiliano, Lega, Forza Italia, La Puglia domani, Fratelli d’Italia, Gruppo misto, Popolari Con Emiliano, Movimento 5 stelle che all’epoca di Vendola si era vantato di aver sollecitato il provvedimento di revoca dell’indennità. Come cambiano tempi e politica anche con gli stessi rappresentanti. Magari quegli stessi consiglieri andranno tra la gente a richiedere il voto (c’è chi lo ottiene da tre legislature) parlando di diritti del popolo, di lavoro per i disoccupati e di tutto quel mondo di bisogni che si è accumulato in decenni di chiacchere e promesse non mantenute.

UNA UNANIMITA’ che raramente si è verificata (forse per qualche altra occasione del genere). Qualche consigliere ha cercato di lavarsi la faccia annunciando che quella indennità la utilizzerà per beneficenza. Una sgradevole scusante tirata fuori quando fa comodo che suona offesa nei confronti di quanti (e sono tanti) vivono nella indigenza e nel bisogno quotidiani. Qualcuno ha osservato non senza ragione, che quella “beneficenza” sarà un altro mezzo per fare clientelismo.

I COMMENTI della gente sono irripetibili ma centrano il problema. Fra quelli ragionati c’è quello di un a questo punto “ex militante di 5 Stelle”, Francesco Palmieri che bolla l’autogratificazione dei regionali come «molto grave e preoccupante». E ne spiega i motivi.

«IL MOMENTO non è dei più felici per la popolazione pugliese. Vedasi le enormi difficoltà delle famiglie, le problematiche occupazionali per le varie crisi in atto dall’industria al settore agricolo piegato dalla Xylella e dalla siccità; l’emergenza dell’assistenza ai disabili e alle loro famiglie; le enormi difficoltà di tutto il settore del commercio e della ricettività piegato da oltre 18 mesi di chiusure totali e parziali per l’emergenza Covid; vaste zone della regione sotto il controllo delle organizzazioni criminali; politica regionale sulla gestione dei flussi migratori assente specialmente nella conduzione dei siti di permanenza dei profughi. E c’è ancora tanto altro. Qualcuno forse dimentica – rampogna – che il ruolo degli eletti è di “rappresentanza” dei bisogni dei cittadini e del territorio di appartenenza e non di acquisizione e difesa delle pretese di casta».

CAUSTICO nei confronti degli stellati. «I consiglieri del M5S hanno orami smarrito non solo la “Retta Via” ma anche la scarsa preparazione in tema di strategie politiche. Non so quanto consapevolmente hanno calpestato i principi fondanti del movimento per adeguarsi ai più redditizi “diritti di casta” personali. Questo attesta un M5S in “caduta libera”. Che senso ha ancora il M5S?».

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