Tra fede e folclore, i riti della Settimana Santa sono fede vissuta e partecipata

di Antonio DANIELE

Ho visto in questi giorni il manifesto che annuncia “la processione delle fracchie” come nel lessico popolare chiamiamo la processione della Vergine Addolorata accompagnata dalla luce delle fracchie.

Mi ha colpito perché non ho trovato nessun riferimento alla fede, alla pietà popolare, che anima da secoli questo rito della Settimana Santa a S. Marco in Lamis. Mi ha colpito anche lo slogan che invita alla partecipazione: Vieni a vivere un’emozione unica. Con la mente sono andato a ritroso e ho pensato a chi per la prima volta ha usato il fuoco per accompagnare la Vergine Addolorata. Il fuoco che dà luce. Dà calore. Purifica. Il fuoco che diventa strumento per stemprare l’oscurità del momento.

La fracchia, quindi, non è un’appendice folcloristica di un sentimento che pervade l’animo di chi assiste alla processione. La fracchia è partecipazione a ciò che si vive: passione e morte di Gesù Cristo.

Per questo motivo questo manifesto stride. Non racconta. Non dice della fede dei sammarchesi. Non si viene ad assistere a uno spettacolo. Non c’è nessuna emozione. Nessun sentimentalismo. La fede è fatta di compenetrazione al mistero che si vive. Siamo chiamati ad essere educatori e testimoni verso le nuove generazioni. La pietà popolare aiuta a comprendere e a vivere la fede. La partecipazione di tanti giovani e ragazzi alla costruzione delle fracchie può e deve diventare occasione unica per richiamare alla fede nelle nostre tradizioni popolari.

Devo dare atto che in questi anni si è tentati in vario modo al loro coinvolgimento. Facciamolo anche con la comunicazione giusta che deve presentare nella cornice più esatta, la nostra più popolare tradizione.

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