A San Giovanni Rotondo arrivano le guardie zoofile

È stata sottoscritta dal comune di San Giovanni Rotondo una convenzione con l’Associazione nazionale Guardie Zoofile Ambientali – N.I.T.A. A darne notizia il sindaco Michele Crisetti sui suoi canili social.

«Un’azione importante, che garantirà un ulteriore e mirato controllo del nostro territorio, troppo spesso bistrattato e trattato come un “immondezzaio”. Un passo, che abbiamo voluto fortemente compiere insieme al referente comunale per il randagismo Alberto Pietroboni e che ci permetterà di portare avanti il grandissimo lavoro fatto in questi anni. Dal recupero e la cura degli animali vaganti, al drastico calo delle presenze in canile grazie alla straordinaria collaborazione dei volontari, agli interventi sempre più puntuali delle forze dell’ordine. Questo è il cammino che la nostra città sta compiendo per aumentare la sensibilità al tema Randagismo e benessere animale».

Gli interventi andranno dal controllo dei kit per le deiezioni, con l’obiettivo di vedere le strade più pulite e non invase da escrementi di cani non raccolti, alle segnalazioni relative ai maltrattamenti degli animali, alla corretta condotta degli animali a spasso per la città, al recupero e alla riconsegna di animali vaganti sul territorio muniti di microchip, e fino alla lotta all’abbandono dei rifiuti. Il tutto, elevando sanzioni a chi non si attiene al regolamento di Polizia Urbana. Tutte le attività saranno svolte d’intesa ed in collaborazione con il Comando della Polizia locale.

«Abbiamo fortemente voluto la presenza delle guardie zoofile che andranno ad intensificare i controlli sui cani non registrati presenti nelle zone extraurbane e urbane – ha spiegato Pietroboni – Dobbiamo agire e arginare il fenomeno degli abbandoni e delle cucciolate. Questo ci permetterà di mettere fine al fenomeno del Randagismo. Abbiamo fatto passi avanti in questi anni su tantissimi fronti. Questa città grazie ai volontari e a tantissimi cittadini ha voltato pagina su tanti aspetti, era ora di intensificare e concentrarci su questo problema. Il randagismo per una comunità non è segno di civiltà, dobbiamo arginarlo, primo perché nonostante le 480 adozioni avvenute in questi 4 anni, il posto dei cani non è nel canile ma in famiglia, amati e coccolati, e in secondo luogo le risorse economiche che vengono utilizzate per tutta la gestione possono essere utilizzate per altri servizi destinati alla collettività».

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