Gino Lisa, la pista pronta entro metà settembre

Corsa per chiudere i lavori entro il 20 settembre, poi bisognerà fare il collaudo. Non c’è traccia di un piano di rilancio dopo il prolungamento a 2mila metri: un network come quello di Ryanair per lo scalo dauno.

Via alle operazioni di ricongiungimento, tra un paio di settimane la pista di atterraggio e decollo del Gino Lisa sarà finalmente tutta intera. È cominciata la fase finale dei lavori di riqualificazione e prolungamento del tracciato che misurerà 2mila metri, quella che prevede appunto la realizzazione del segmento mancante sull’ormai ex via Castelluccio chiusa alle auto un mese fa.

Si corre adesso nel cantiere del Gino Lisa, nemmeno le ferie di agosto l’hanno fermato. L’obiettivo è quello di inaugurare la nuova pista a ridosso della scadenza elettorale per il rinnovo del Consiglio regionale, il 20 settembre, un’opera dai significati molteplici per la giunta Emiliano che ha sbloccato un finanziamento statale di 14 milioni del 2012 e autorizzato lavori epocali nello scalo il 13 aprile 2019 (posa della prima pietra), a quasi cinquant’anni dalla prima grande trasformazione dello scalo da militare a civile con l’improvvida costruzione di una pista già all’epoca considerata «corta» (1600 metri), limite che si rivelerà invalidante per le compagnie oltre e diverrà un alibi di ferro per la politica e l’economia di questo territorio che non si sono mai spesi per una valorizzazione seria del proprio scalo.

Oggi quel limite viene spostato più in avanti, la pista avrà 1780 metri utilizzabili da aerei che potranno portare al massimo 150 passeggeri a pieno carico. Non ci siamo ancora, il Gino Lisa rischia di essere tagliato fuori dal mercato che conta (specie dai voli charter), lo scalo così potenziato da Aeroporti di Puglia avrà pertanto bisogno di un piano di lancio sulla scorta di quello varato dalla Regione per gli aeroporti di Bari e Brindisi, affidando alla compagnia irlandese Ryanair il compito di moltiplicare il numero dei passeggeri nei due principali scali pugliesi, in cambio di quasi 18 milioni l’anno fra contributo pubblico e sconti sugli handling.

Per Foggia l’attivazione di un network da parte di un vettore specializzato (ricorrono spesso i riferimenti alla compagnia Easy Jet, tra le poche dotate di aerei indicati, tipo gli Airbus 319) sarebbe dunque un’operazione di avviamento necessaria e inevitabile, peraltro seguendo il modus operandi di Adp. Altrimenti sarebbe concreto il rischio per il Gino Lisa di restare per altri cinquant’anni con un’operatività a singhiozzo, uno spreco inaccettabile per le casse pubbliche oltre che un’offesa per i cittadini foggiani «presi in giro» da quella che sarebbe un’altra operazione miope.

È su questo punto che continuano a battere i pugni i comitati in difesa dello scalo (pubblichiamo a parte la lettera ai candidati di Vola Gino Lisa), con un’avvertenza: non basterà il semplice taglio del nastro per riconsegnare l’aeroporto ai foggiani. Quello che accadrà dopo è la vera incognita sulla quale i comitati chiedono si faccia chiarezza fin da ora. I lavori dovevano essere consegnati «entro 294 giorni», recita il contratto fra Aeroporti di Puglia e l’impresa De Bellis, ma poi c’è stata l’interruzione delle operazioni per quasi tre mesi (non a causa del Covid).

Il ritrovamento di ordigni bellici (otto) ha richiesto interventi supplementari da parte degli artificieri. Il cantiere ha così riaperto il 9 luglio, le stime prevedevano la consegna da parte dell’impresa «entro l’inverno», ma evidentemente si è riusciti a far prima. Lo scalo non sarà comunque operativo con la nuova pista ultimata ma non collaudata, intervento che richiederà il coinvolgimento di più enti (ministero delle Infrastrutture, Enac e Enav) e che dovrebbe essere stato già prenotato da Aeroporti di Puglia visto il precipitarsi degli eventi.

Se così fosse il Gino Lisa potrebbe dunque essere pronto entro dicembre, i tempi per una programmazione estiva così ci sarebbero. (gdm.it)

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