San Marco in Lamis: 3 milioni di debiti ancora senza copertura

Il dissesto finanziario del Comune spiegato dalla Corte dei Conti.

Sul dissesto finanziario del nostro Comune vige la congiura del silenzio e della disinformazione e chi ne parla, naturalmente, non merita altro che insulti e offese.

Intanto, non è vero che ne siamo usciti, poiché vi sono ancora 3 milioni di euro da trovare per pagare debiti rimasti scoperti come è stato confermato dallo stesso Consiglio Comunale con la deliberazione n. 67 del 27.10.2022, che si allega, e come è chiaramente illustrato dall’OSL nel suo Rendiconto Finale, che pure si allega.

Per sapere, poi, come stanno esattamente le cose, basta leggere gli atti della Corte dei Conti, a meno che non si considerino anche i magistrati capaci di bugie e mistificazioni.

Per chi, pertanto, ha voglia di sapere come stanno le cose, al di là di banali, superficiali e fuorvianti “battute” senza senso, se non quello di indicare ignoranza degli atti e malafede, allego la Deliberazione n. 154/2014 della Sezione di Controllo della Corte dei Conti di Bari.

Si tratta di un documento complesso e completo, i cui punti salienti possono così riassumersi:

“Gli squilibri, che hanno portato al dissesto, si erano manifestati alla data del 12 novembre 2012: liquidità pari a 0, a causa dell’impossibilità di ricorrere ad anticipazioni di tesoreria, peraltro già indebitamente utilizzate per € 1.564.148,05 a quella data, nonostante l’utilizzo di fondi vincolati per 4,5 milioni di euro circa (fondi Ambito Servizi Sociali). La grave carenza di liquidità proseguiva, ormai, almeno dagli inizi del 2007, e si era aggravata nel corso del 2012”. (pag. 3 della deliberazione).

Già con la deliberazione n. 107 del 28 maggio 2013, la Sezione di controllo della Corte aveva chiesto al Comune “l’adozione di misure correttive – un piano di rientro– idonee a superare gli squilibri di bilancio in grado di provocare il dissesto finanziario dell’ente” entro il 10 agosto 2013 (pag. 3).

Con nota n. 11459 del 9 agosto 2013 il Comune trasmetteva copia della deliberazione del Consiglio Comunale n. 51 del 29 luglio 2013 di “adozione del piano di rientro dalla situazione debitoria”. (pag. 6)

La Corte dei Conti, dopo aver esaminato il piano di rientro ed il parere, sfavorevole, del nuovo organo di revisione nominato nel 2014, rilevava che:

l’entità della massa debitoria dell’ente ammontava ad € 12.015.814, composta come segue:

 – fondi vincolati utilizzati per impieghi correnti    € 5.563.670,55

 – contenzioso  € 1.111,356,50

 – debiti conto capitale € 1.865.367,26

 – debiti di parte corrente   € 3.475.420,46

La giacenza di cassa alla data del 27 maggio 2014 era pari a 0, nonostante l’utilizzo dei fondi vincolati e delle anticipazioni di cassa”. (pag.13)

Inoltre, nella propria nota il revisore evidenziava, altresì, che “la situazione debitoria del Comune, a seguito della verifica effettuata, risultava essere di gran lunga superiore a quella indicata nella delibera di CC n. 51 del 29 luglio 2013” e faceva poi notare tutte le altre criticità che non permettevano un credibile piano di rientro, come la mancata “operazione straordinaria di riaccertamento dei residui”, l’esistenza di ulteriori debiti insoluti e di altri debiti fuori bilancio non ancora riconosciuti, l’impossibilità di reperire “risorse idonee alla restituzione dell’anticipazione di tesoreria” – 5,6 milioni di euro tra Fondi ambito Sociale ed Usi Civici-, ecc. (pag. 13-14)

Alla luce di tutto questo, la Sezione della Corte conclude così:

“Appaiono degne di apprezzamento le misure che l’amministrazione convenuta ha adottato sin dal suo insediamento, a partire dall’intento, evidente in atti, di conferire trasparenza ai bilanci. Preme sottolineare, tuttavia, come la situazione risultasse già ampiamente compromessa e che i tentativi di risanare il bilancio non abbiano sortito effetti di sostanza”. (pag. 42)

Data l’impossibilità di un realistico piano di rientro, la Corte ritiene che “occorre procedere all’ulteriore fase prevista dall’art. 6, comma 2, del D. Lgs. 149/2011 (c.d. ‘dissesto guidato’ –  vedi allegato)” (pag. 43), che prevede:

la trasmissione degli atti al Prefetto di Foggia, con l’assegnazione di 20 giorni al Comune per un piano di rientro credibile, decorsi i quali il Prefetto assegna ulteriori 20 giorni al Comune per la dichiarazione di dissesto. (pag. 44)

Molto importante, infine, il richiamo, puramente formale, della Corte alla legge che prevede, comunque, anche la facoltà della procedura di riequilibrio finanziario pluriennale con precise modalità e limiti temporali, in alternativa alla dichiarazione di dissesto finanziario, “i cui presupposti si ritengono già sussistere. (pag. 44)

In altri termini, è la stessa Corte a riconoscere che, a quel punto, la dichiarazione di dissesto era, per legge, dovuta: del resto, l’avrebbe fatta il Prefetto dopo aver sciolto il Consiglio Comunale.

Dire poi, come scioccamente fa qualcuno, senza indicare dati concreti, che si poteva seguire la procedura di riequilibrio finanziario pluriennale significa essere fuori dalla realtà e in totale malafede: è come dire che, volendo, il Comune di San Marco poteva aprire una zecca per stampare soldi.

Se si vuole essere seri, basti considerare che ad otto anni dalla dichiarazione di dissesto, ci sono ancora oltre 3 milioni di debiti da coprire: come sarebbe stato possibile in 10 anni (limite temporale massimo per il riequilibrio pluriennale, ammesso che ci fossero state le altre condizioni -Rapporto passività/impegni di cui al titolo I non superiore al 60%) riequilibrare il bilancio senza i contributi governativi, i mutui e le procedure che il dissesto ha permesso?

A ben vedere, infine, siamo di nuovo in una fase di predissesto e dovrebbe essere questa amministrazione ad adottare la procedura di riequilibrio finanziario per evitare un nuovo dissesto (artt. 243-bis e seguenti del TUEL, inseriti dal D.L. n. 174 del 2012).

G. S.

ALLEGATI:

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