Rignano, a rischio estinzione le api
La sciamatura d’api è ormai diventata una rarità, a Rignano Garganico. Al contrario, le vespe hanno nidificato persino nel cimitero. A sollevare il problema è un allevatore della zona, che nel giro di pochi anni ha visto volare via dalle sue arnie migliaia e migliaia di insetti, diretti chissà dove.
Lo ha di nuovo constatato qualche giorno fa recandosi al proprio apiario, situato a qualche chilometro dal paese. Durante la perlustrazione si è accorto subito che le arnie erano nuovamente vuote, né aveva avvertito in giro qualche sciame con il loro caratteristico ronzio. Il fenomeno potrebbe sembrare del tutto naturale, per quanto possa essere inquietante vedere un nugolo di insetti volare assieme fino a formare un’unica piccola nube nera e ronzante. Tanto accadeva in un passato non troppo lontano.
“E’ la fase in cui si forma la nuova ape regina” ci spiega Nicola, unico ed esperto apicoltore della zona. Lo fa per hobby da circa venticinque anni. Classe 1948, metalmeccanico in pensione. “Una volta che la sciamatura è vegeta – ci racconta – quella vecchia deve abbandonare l’alveare, ma avendo il fisico ancora molto forte la vecchia regina viene accompagnata da una parte delle api operaie. Pertanto, i pregiati insetti escono dai loro alloggi e si mettono insieme a cercare nuova casa”, conclude il nostro interlocutore.
Ma questo potrebbe essere – secondo il suo parere – un avvenimento insolito, forse causato dal cambiamento climatico, di cui si parla tanto in questi ultimi tempi. Negli anni passati il problema fu risolto, mettendo nelle vicinanze altre arnie piene di miele. Ed esse ritornavano puntualmente indietro. Oggi si è ripetuto lo stesso metodo, ma senza alcun risultato concreto. La fuga, quindi, appare del tutto irreversibile non solo all’occhio del profano, ma anche a quello superfino di un appassionato addetto ai lavori, come lui.
“Se così fosse – aggiunge egli con tono preoccupato – ci troveremmo di fronte alla fine del mondo”. Come risaputo, le api sono gli esseri viventi tra i più importanti del pianeta. Grazie all’impollinazione garantiscono la riproduzione di molte piante coltivate e selvatiche. In molte aree del pianeta le api, gli impollinatori e molti altri insetti stanno rapidamente diminuendo. Ciò si ripercuote sulla sicurezza alimentare globale. Circa due terzi delle piante coltivate che nutrono il mondo dipendono dall’impollinazione da parte di insetti o altri animali.
Si calcola che le api forniscano al settore agricolo europeo un contributo pari almeno a 22 miliardi di euro l’anno, ben superiore al valore economico dei prodotti apistici. In Italia gli apicoltori sono circa 56.000, di cui oltre 30 mila produce per autoconsumo (65%) e per il resto sono produttori per il mercato. Gli alveari sono circa un milione e 200 mila.
Quello locale ha una capienza di una ventina di arnie e produce qualche quintale di miele all’anno, ultimamente appena una cinquantina di chili. È uno tra i più puri e gustosi mieli della Capitanata, per via della floricoltura spontanea, caratterizzata da fiori assai ricchi e variegata impollinazione. A questo punto, l’apicoltore, che ha una sfegatata passione per il suo lavoro è deciso a non mollare, rimettendoci pure di tasca propria. Se troverà in giro altri suoi colleghi intenzionati a dargli la mano, si dice pronto ad acquistare altre popolate arnie e a ricominciare daccapo. Evviva le api che producono per l’uomo l’alimento più gustoso della terra! (AntDV)