Rignano, la “strettola” dell’Amore farà il bis

di Antonio DEL VECCHIO

Rignano si prepara ad immortalare l’ultima tappa del suo bellissimo e romantico Presepe Vivente, giunto come noto alla sua 22^ edizione. L’iniziativa, reduce dal grande successo di pubblico registratosi la sera del 22 dicembre u.s., si ripeterà pari pari il 6 gennaio 2020, dalle ore 16.00 in poi. Ad incantare il pubblico, specie quello giovanile, a parte le botteghe e la singolarità del centro storico medievale con le sue attrezzate 12 botteghe, saranno soprattutto sarà di nuovo il centro storico con le sue dodici botteghe, i cosiddetti luoghi dell’amore. Tra l’altro, la strettola, luogo assai caro agli innamorati, perché qui tutto ciò che si promette “a suon di baci” va a buon fine, ossia si conclude con un matrimonio.

Tanto capitò tanti anni fa anche a Michele e a Rocchina, una coppia povera, ma timorata di Dio (Vedi immagine) “Lui è un bravo bracciante agricolo, impegnato dalla mattina alla sera giù nella piana nel tentativo di racimolare qualcosa. Quando durante l’inverno non c’è nulla da fare, il giovane aiuta Mastre Pitre in paese a riparare sedie, ceste e canestri, in cambio di qualche pagnotta di pane o qualche forma di cacio. La donna pure lavora. Fa la maglia, cucina e ricama. Il 14 febbraio, Michelino decide di chiedere la mano di lei. 

A malincuore compare Saverio (il suocero) gli risponde che non è possibile. Occorre che il giovane trovi un lavoro stabile. Rocchina scoppia subito in lacrime e scappa via “Mio cugino dall’America mi ha inviato la richiesta d’ingaggio – dice il ragazzo, sconfortato dal diniego – mi basta trovare i soldi per salpare da Napoli e andare fin laggiù a far fortuna”. Il vecchio risponde ancora una volta negativamente. Così Michele va via e di corsa raggiunge Rocchina che, ancora piangente, lo attende alla “Strettola””. “Rocchì non ti preoccupare – gli dice l’innamorato – prima o poi qualcosa deve pur accadere…“. È allora che accade qualcosa di inimmaginabile. Infatti, mentre stanno amoreggiando, Rocchina pesta un sacchetto malconcio e unto da anni e anni di utilizzo e apri e chiudi. Lo raccoglie e, con sommo stupore dei due, fuoriescono dall’involucro una serie impressionante di banconote. Sono tanti quei soldi, più che sufficienti per partire in America.

Il loro sogno d’amore sta per esaudirsi. Nonostante ciò, decidono di consegnare il malloppo a Don Matteo, perché ritrovi il legittimo proprietario. Passano mesi e mesi. Il 30 gennaio dell’anno seguente accade un altro evento strano. Bussa alla porta di compare Francesco (il papà di lui) un sacerdote. “Sono Don Luigi, il nuovo prete – dice l’esile figuro – mi manda Don Matteo. Vi ricordate quella sacca piena di banconote? Non è stata mai richiesta da nessuno. Potete tenervela. È vostra”.

È così che Michele e Rocchina convolano a nozze di lì a pochi giorni. Il 14 febbraio del 1956 partono per Napoli, dove una nave di lì a poco tempo porterà loro e tanti altri disperati in cerca di fortuna nella terra della speranza. Qui i nostri due protagonisti, dopo anni passati a sgobbare e a spaccarsi la schiera nei campi di patate e a riscaldarsi alla meno peggio nella loro lurida catapecchia di legno e buatta, mettono su famiglia. Pian piano trasformano la loro baracca in una nuova abitazione in muratura, piena di ogni conforto. Non fanno più ritorno a Rignano.

Oggi riposano a Little Italy, nella parte di camposanto riservata agli italiani. Hanno tre figli, Carmelo, Rocco e Maria”.

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