In margine alla vicenda dei libri della biblioteca comunale…

di Raffaele FINO

Un altro sindaco. Un’altra amministrazione

Non so cosa sarebbe successo se ci fossero stati un altro sindaco e un’altra amministrazione (immaginate quali). Quante prese di posizione, quante ironie, quanti comunicati, avremmo avuti.

Che goduria per la locale intellighenzia.         

Una macchia indelebile, da tirare fuori ad ogni occasione

          Invece

            Invece, se non fosse stato per il chiacchiericcio sui viali e per il comunicato dell’avv. Raffaele Daniele, responsabile del locale movimento CivilMenti, non si sarebbe saputo niente. Il silenzio complice, non immune da “servo encomio” e da giustificazioni altrettanto servili, rotto solo da alcuni comunicati sui social, avrebbe regnato assordante.

            130

E tutto questo in un paese dove si contano, a detta della scrittrice Lucia Tancredi, circa 130 persone tra poeti e scrittori.

Granai

            “Fondare biblioteche è come costruire ancora granai pubblici, ammassare riserve contro un inverno dello spirito che da molti indizi, mio malgrado, vedo venire.” (Marguerite Yourcenar, Memorie di Adriano)

            Queste parole sono incise nella piccola lapide posta all’ingresso della biblioteca. Chissà se l’hanno letta e se ne sono ricordati quando hanno dissipato la ricchezza in essa contenuta, I libri che, come i chicchi di grano del granaio, vanno accuratamente conservati per i tempi di carestia (l’inverno dello spirito).

            Libri come chicchi di grano e non brochure

            Nel video, diffuso subito dopo la comparsa della notizia sui social, il sindaco e l’assessore alla cultura hanno detto che ad essere stati smaltiti erano solo vecchie brochure e depliant e mostravano un mucchio di carte e scatole, opportunamente riordinato, che non corrispondeva affatto a quanto mostrato dalle immagini diffuse sui locali social. Chiaramente una manipolazione della realtà, fatta ad arte, per screditare chi aveva dato la notizia di quanto stava accadendo alla biblioteca comunale e chi era intervenuto sull’argomento oltre che “per ingannare il popolo”, come si diceva una volta.

            Di seguito alcuni titoli delle cosiddette brochure:

  • Le Carré: La Tamburina
  • Vittorio Gorresio: La vita ingenua
  • Giovanni Arpino: Un delitto d’onore
  • R. Burnett: La giungla d’asfalto
  • Pierre Boulle: Il ponte sul fiume Kwai
  • Bernanos: Diario di un curato di campagna
  • Riccardo Bacchelli: Il diavolo di Pontelungo
  • Graham Greene: Il nostro agente all’Avana
  • Graham Greene: Il dottor Fischer a Ginevra
  • Luce d’Eramo: Nucleo Zero
  • Michael Ende: Momo
  • P. Roché: Jules e Jim
  • Wrigt: Ragazzo negro

Se sono brochure giudicate voi.

Ma c’è di più.

Accanto a questi romanzi, che non erano doppioni, c’erano altri libri, altrettanto importanti, relativi alla storia locale come Folclore Garganico di Giovanni Tancredi, La Via Sacra del Gargano, I Portali di San Marco a cura del CRSEC, Paglicci, Giocare con le stele di A.T. Lo Mele ecc.

Fake e insulti

Nella vicenda sono emersi atteggiamenti poco consoni a uomini di cultura.

Di fronte a critiche serrate e anche severe, ma che non toccavano la sfera personale, si è risposto con insulti.               

Forse consapevoli della gravità delle loro affermazioni le hanno attenuate parlando un’altra lingua.

Così le bugie le hanno chiamate fake e i bugiardi, cioè i dispensatori di fake, “stulti”.

Un’altra lingua, sì, ma la durezza delle parole-pietre resta.

Bugie e verità. Conseguenze

            Nel recente incontro tenutosi alla biblioteca comunale di presentazione del libro Il muro del nostro Giuseppe Delle Vergini, il sindaco, approfittando dell’occasione e dell’educazione dei presenti, è ritornato, non richiesto, sulla vicenda dei libri, ribadendo di nuovo che le notizie diffuse erano false, destituite di ogni fondamento. Sulla stessa linea l’intervento dell’assessore alla Cultura, che si è lanciato in un ardito parallelo tra il muro di cui parlava il libro e quello costruito con le bugie (fake), sempre secondo il loro punto di vista.

            Accuse gravi, mosse in un consesso qualificato, in cui, responsabilmente, non si è raccolta la polemica che il sindaco di fatto stava innescando. Infatti, apertamente e senza mezzi termini (mostrando , appunto, scarso rispetto per gli intervenuti) si è detto che le notizie diffuse erano non vere, pura invenzione, falsificazione della realtà. Accuse pesanti sotto più aspetti. Sotto l’aspetto politico, in quanto si è accusato un movimento di costruire e diffondere notizie false e  tendenziose e, conseguentemente, sotto l’aspetto legale sotto cui, tra l’altro ricadono anche le modalità di smaltimento non corretto che un qualsiasi ente deve seguire, come da normativa vigente in materia di beni culturali e librari. Non si possono turlupinare impunemente i cittadini.

            Chi dice la verità?

A questo punto  ci si domanda: Chi dice la verità?

Il Sindaco? L’Assessore? L’avv. Raffaele Daniele?

Delle due l’una. Se la verità è quella del Sindaco e dell’Assessore, caro Raffaele Daniele, chiudi il movimento CivilMenti e chiedi scusa ai cittadini.

Se invece la verità è quella di Raffaele Daniele, in un paese civile, dove la “cultura è al primo posto”, le conclusioni da tirare dovrebbero essere scontate. Fate quello che, a parti invertite, avreste chiesto ad un altro sindaco e ad un altro assessore e cioè dimettetevi

            Il Centro studi per l’emigrazione

In tutta questa vicenda è stato coinvolto anche il Centro Studi per l’Emigrazione che aveva la sede presso la biblioteca comunale insieme all’Associazione “Amici di Tusiani”.

Uno “sfratto” incomprensibile, se si considera che il Centro è stato di fatto istituito, se non ricordo male, dall’Amministrazione Comunale.

            Ma forse

            Ma forse non abbiamo capito niente. Non c’è stato abbandono sconsiderato di libri ma si è dato vita a una grande installazione artistica dal titolo “LA DISPERSIONE” Sull’esempio di Michelangelo Pistoletto e della sua Venere degli Stracci si è costruita un’opera d’arte diffusa che ha coinvolto la biblioteca comunale, i mezzi della nettezza urbana, un avvocato con il suo studio, i dipendenti che hanno sparpagliato per terra libri e brochure, le persone che hanno caricato di libri il cofano dell’auto e quelli che si sono accontentati di qualche copia, il mucchio in cui scompaiono i libri e restano solo scatole e brochure. E tutto questo per farci capire che la realtà può essere manipolata a piacere, che la verità ha molte facce, che il potere intimidisce e zittisce.

Grande installazione, grande opera d’arte, quindi, che si può riassumere in queste immagini:

Oppure

            Oppure i libri sono andati ad arricchire la “Biblioteca dei libri segnalati” di cui si parla nell’Adone di Giovan Battista Marino, nella Casa dell’Arte, dove, a detta dell’ autore, si conservano tutti i libri “che si perdon  laggiù” (sulla terra).

            La verità ci renderà più lib(e)ri?


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