San Marco in Lamis: giovedì 12/6 la presentazione di “A CCHI SCI’ FIGGHIE”, l’ultima fatica letteraria di Grazia e Michele Galante
L’appuntamento è per le 18:30 nella Sala Teatro della Scuola Media Statale “Francesca De Carolis”.
In attesa dell’evento vi proponiamo la recensione a firma di Luigi Ciavarella.
A cchi scì figghie? era la domanda tipo che ti veniva rivolta ogni qual volta, da piccolo, ti relazionavi con un adulto. La risposta non era semplice perché occorreva conoscere il proprio soprannome, – che i nostri genitori ci impartivano – cioè possedere quella sorta di documento d’identità immaginario che ti identificava, la chiave che ti apriva ogni porta. A volte il soprannome era bello da esibire altre volte disdicevole, ma era pur sempre incuneato in quel sottile rapporto ereditario per cui non potevi farci niente. Le motivazioni erano molteplici come pure le origini che Grazia Galante e suo fratello Michele Galante, studiosi di cultura popolare, provano a dipanare attraverso le pagine di un volume, fresco di stampa, dal titolo appunto A cchi scì figghe? (Edizioni Indipendenti _libri del canale Melisci). Si tratta di una meticolosa ricerca che indaga a fondo, come loro costume, una materia che, come ci avverte nella Introduzione il prof. Giovanni Ruffino della Università di Palermo “non può essere considerata una mera etichetta, ma una entità psico-socio-linguistica particolarmente complessa”, poiché interroga il nostro sentimento popolare in tutte le sue manifestazioni.
Superano il migliaio i soprannomi presi in esame e ciascuno di esso è portatore di una storia di famiglia ma anche di tante altre microstorie intrecciate tra loro che resistono al tempo. Molti soprannomi appartengono al passato remoto forse perché legati a mestieri che non esistono più ma che riaccendono la curiosità e l’interesse sopratutto degli adulti che di quelle famiglie conservano ricordi indelebili. Molti altri hanno mantenuto invece intatto tutto il loro fascino forse perché i loro soprannomi erano molto popolari, le loro figure mitiche, tanto da superare il fattore temporale. Di tutto ciò prevale la nostalgia del passato che non ritorna più, che sembra affiorare, traboccante, da ogni pagina.
Un volume che intriga, che si lascia leggere e consultare con particolare trasporto, che possiede, tra i tanti pregi, anche una bella foto di copertina in cui sono raffigurati gli amati nonni degli Autori e la loro genitrice in fasce, colti in una posa che rimanda al 1916, quando in tutta Europa infuriava la prima guerra mondiale.
Considerata l’imponente ricerca che sta alla base di questo esauriente lavoro, peraltro molto ricco di accattivanti immagini di luoghi e personaggi di paese, nonché nostalgici inserti pubblicitari del tempo tratti dal giornale cittadino Il Solco (1929), per agevolarne la consultazione, i soprannomi sono stati classificati a seconda delle loro caratteristiche. Si va dai soprannomi matronimici e patronimici sino ai quelli legati ai cognomi più diffusi, coinvolgendo nella rigorosa indagine anche quegli altri soprannomi provenienti dal catasto onciario e dal catasto murattiano del 1800, con una fitta rete di capitoli che raggruppano varie categorie tra cui i cognomi alterati, i mestieri e le professioni, i rapporti di parentela, personaggi famosi e nomi d’arte, etnici e geografici, satirici, intercalare, onomatopeici, eccetera. Insomma una ricognizione particolareggiata intorno ad un argomento molto sensibile di cui Grazia e Michele Galante hanno voluto indagare per rivelarci un aspetto importante della nostra storia, facendo leva sui sentimenti popolari con un meticoloso studio che ci coinvolge tutti, che ci appartiene.